Giorgia Del Mese
Nuove emozioni post-ideologiche
(Radici Music)
electro-pop
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Effettivamente le donne nel panorama musicale italiano non sono molte. Giorgia Del Mese, con il suo nuovo lavoro Nuove emozioni post-ideologiche, arriva a rinfrescare una non folta schiera con, dalla sua parte, un fervore che scoppietta e fatica a rimanere nei ranghi.
Sulle orme del precedente Di Cosa Parliamo (2013), alla produzione troviamo ancora una volta Andrea Franchi che, senza stravolgere la scrittura della giovane autrice, sa trasformarla in un pop elettronico che, per usare la sua stessa definizione, si spinge fino ai limiti del post-rock.
Leggevo in qualche sua intervista che Giorgia adora inserire la protesta e la politica nelle sue canzoni perché, la rabbia e l’ideologia, influiscono su ogni altro aspetto della vita. Ne consegue che, raccontarle, significa raccontare sé stessi senza filtri patinati che rendano più gustabile la realtà.
Il brano di apertura, Nuova Visione, mette subito le carte in tavola. Inizia così: “Come usciremo da ‘sta fine di merda? Come usciremo da una brutta stanza, come si esce da questo ‘800, col cappello in petto a svendere il talento”. Tanto perché sia chiaro a tutti fin dall’inizio che a lei non piace bluffare.
Bello Trovarti fa incontrare i sintetizzatori e la batteria elettronica alla chitarra acustica e, a me che amo la musica rock, dovrebbe far venire i brividi di orrore. Invece, nel suo genere, mi risulta piacevole da ascoltare, soprattutto per la doppia voce che conferisce quel certo non so che all’andare di un pezzo che tutto sommato non è malaccio.
“Gli uccelli migrano, le navi partono, le frontiere si passano, i passaporti si timbrano, al casinò per giocare, a Berna a rubare, a Cuba a scopare, in Albania a costruire”, è il mix di elettronica e rabbia di Caro Umanesimo e che un po’ si rincorre in tutte le tracce.
La sensazione principale è quella di una rabbia tenuta a freno che potrebbe esplodere definitivamente da un momento all’altro ma che non lo fa mai.
Questo è un album elegante, dagli arrangiamenti raffinati, freschi, figlio di una innegabile influenza cantautorale che si richiama alla melodia, certo, ma dove le armonie sanno essere piacevolmente moderne e differenziarsi da quel panorama scarno e asfittico di cui si parlava all’inizio.
L’anticipazione è stata la cover di Lacreme dei 24 Grana imbellettata dai featuring proprio di Francesco Di Bella oltreché di Peppe Voltarelli e della splendida Andrea Mirò, lanciata da un video realizzato da The Factory Prd che è stato una ciliegina più che gustosa.
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