Fufanu
Few more days to go
(One Little Indian)
post punk
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Una sterzata di stile a U, un si “cambia tutto” senza tentennamenti, dubbi. Gulli e Kaktus Einarsson, conosciuti per un duo altamente techno, ora sono un quintetto, si chiamano Fufanu e con questo Few more days to go si buttano a capofitto in un post-punk ombroso e caustico, suoni smerigliati e chitarre a lametta lungo dieci tracce che inglobano un Lou Reed fradicio e tutte le uggiosità di un tempo malato di bello, depravatamente di bello.
Depeche Mode di riflesso, midtempo, Wire qua e là creano un ascolto “fangoso”, torbido e limaccioso, atmosfere in cui il combo di Reykjavick si rotola ossequioso ai grandi “spiriti ispiranti” e anche dove l’ascoltatore può trovare ristoro se amante degli anni ’80 di quelli più disillusi, maledetti; le tinte negazioniste e depresse Northern gannet, l’incubo trascinato Circus life e i distorsori mantrici di Blinking fanno effetto distonico, aprono esalazioni d’ascolto non indifferenti mentre se si punta l’orecchio dentro i borbotti di un basso mastodontico Plastic people o nel ritmo cadenzato della bella Your collection, l’ascolto si spancia all’inverosimile.
I Fufanu cambiano rotta, e ne trovano un’altra ancor più definita.
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