Frei
Sulle tracce della volpe
(CD, A Buzz Supreme/Audioglobe)
pop-rock
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“Sicuramente ho scelto qualcosa che va oltre per inseguire a piedi le tracce della volpe”: è la dichiarazione programmatica di Frei Rossi che, nato nel 1979 a Bagno di Romagna e conosciuto anche come Frei Castigo (ne Gli Ex di Valerio Corzani), scrive Sulle tracce della volpe isolato per qualche mese in un piccola casa nei boschi dell’appennino tosco-emiliano.
La modalità di composizione e genesi delle canzoni esprimono in maniera perfetta il concetto del disco: “Alle volte nei piccoli paesi di collina, mentre torni a casa in macchina, capita di scorgere una volpe che come un’ombra attraversa la strada e veloce si dilegua; dunque, se sei curioso di vederla ci sono solo tre cose che puoi fare: o ti accontenti delle allucinazioni, o aspetti passivamente che arrivi da sola, oppure la vai a cercare[…]. Con le canzoni mi capita la stessa cosa: a volte mi passano davanti ma non capisco che cosa sono, alcune mi cadono addosso e altre le rincorro da una vita, certe, se ne hanno voglia, si lasciano prendere; così cammino nei miei boschi inseguendo ombre e miraggi, e quando trovo qualcosa che mi somiglia, me lo tengo”.
Dopo la già citata prima traccia, che dà il titolo all’album, Frei padroneggia la ballata “Dammi le tue mani” con convinzione e stile, poi arriva “Ombre di luna”, senza dubbio la più bella canzone presente in questo disco, lamento solitario di un amore disperato; “Gilda stai ferma” non è semplicemente poesia (“il tuo cuore è una fossa comune dove voglio morire”); il trombone di “Spacco l’ufficio” racconta placidamente l’esasperazione di un impiegato medio; l’intreccio di voci con Francesca Amati (dei Comaneci), artista che Frei apprezza moltissimo, impreziosisce “Bassa marea” con la sua splendida vocalità, molto vicina a Dolores O’Riordan; l’eros di “Vento tropicale” è un ritorno agli albori del rock italiano anni ’60/70; “Stella scadente” è un elogio beatlesiano per raccontare la storia di una celebrità (“non cadere mai, questa è l’esclusiva di una stella”); anche “La notte che caddero i sogni” profuma di tradizione, “R.e.g.” ha invece un ritmo più simile al reggae; infine, “Telefono casa”, una lullaby lenta e struggente, chiude il disco.
Dario Giovannini ha curato tutti gli arrangiamenti di Sulle tracce della volpe e Loris Ceroni ha valorizzato il sound con con un mix da grande firma: la voce graffiante di Frei sposa con disinvoltura e confidenza l’emozione di un sax, il suono di un trombone, il ritmo di un banjo in undici brani che trasudano quotidianità, ma che lo fanno con eleganza, poesia e talvolta con ironia. Con un disco d’esordio così interessante, Frei si dimostra un cantautore anticipatore nei testi, ma tradizionale nella passione e nelle sensazioni trasmesse: geniale come Samuele Bersani, brioso come Max Gazzé e Daniele Silvestri, scanzonato come Rino Gaetano e intimo come Lucio Battisti.
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