Fräulein Alice
I Love You Lucilia
(CD, Seahorse Recordings)
indie, pop, wave
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Il nome è impronunciabile, così come il giudizio sul loro album d’esordio. Sotto l’egida di Paolo Messere dei Blessed Child Opera, i Fräulein Alice pubblicano I Love You Lucilia, due anni dopo la loro formazione: la band catanese aveva inizialmente utilizzato campionamenti di batteria con un largo ricorso elettronica, per poi successivamente tornare a sonorità meno electro e più dure. Il fil rouge di questo primo lavoro è infatti il continuo alternarsi tra atmosfere malinconiche e scariche rabbiose e liberatrici: quando però questa sovrapposizione non si realizza al meglio, allora il risultato è da dimenticare.
Sfortunatamente in cima alla tracklist c’è Whore Or Less, noiosa e poco concreta; arriva Easy-Goal-Up in soccorso, trattenuta e poi esplosa, molto ben costruita, così come Videodrome Monochrome; troppo lento e trascinato l’inizio di These Things Could Happen (In A Laundry), che si trasforma con un buonissimo assolo poco prima della fine. In Road To Berlin dimostrano ancora una volta la loro grande capacità di variare all’interno dello stesso pezzo, con cambi di ritmo davvero interessanti; cattura la scatenata Pah Pah Bloody Blue in stile anni ’70. All Ways non ingrana, rimane come incompiuta; What Else? conferma che il loro tratto distintivo sia riuscire ad alternare momenti contrastanti e opposti, in questo caso molto ben fatto. Cinque minuti sono troppi per Give Me A Name, che sembra infinita; Ogres In Heaven ne dura addirittura otto…
Lucilia è una donna e al tempo stesso la mosca verde della morte: il binomio amore-morte, un topos classico della letteratura occidentale, è molto difficile da gestire: se tende al primo estremo, infatti, diventa melensa retorica amorosa; se è spinta verso il termine opposto, invece, esprime rabbia autodistruttiva e fine a se stessa. I Fräulein Alice dicono I Love You Lucilia: attenzione a innamorarsi della morte, un disco così non farà molta strada.
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