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Foals: Holy Fire

Holy Fire è il ritorno dei Foals, che aspirano a diventare un gruppo da stadio e si fanno aiutare dal prezzemolino del banco mixer, l'esperto Flood

Foals

Holy Fire

(Cd, Warner)

indie rock

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recensione-foals-holy-fireProdotti dal prezzemolino Flood, tornano i Foals col nuovo di zecca Holy Fire.

Molte cose sono cambiate da Antidotes (2008): oggi i britannici sono attesi come una delle uscite di punta per gli indie-rockers di tutto il mondo e, dopo aver calcato i palchi dei festival di tutto il mondo, i “nostri” non possono non tener conto dell’impatto live delle loro nuove composizioni. E non un live da club, ma un live da stadio. Ed ecco spiegato l’intervento proprio di Flood alla produzione (per i più distratti, al banco mixer con Depeche Mode, U2, Lucio Battisti, Nick Cave, Nine Inch Nails, Smashing Pumpkins, The Killers e Sigur Rós, tra gli altri).

Per ritrovare i Foals sbarazzini, cazzeggioni e dance-punk-funk (quelli scopiazzati dai Breton) bisogna aspettare la terza traccia, My Number, che arriva dopo un epico e strumentale Prelude e (già!) l’inno da stadio Inhaler.

Strada facendo troviamo di tutto: atmosfere alla Mumford & Son, echi dei Cure epoca Wish, soluzioni già trovate dagli Everything Everything, vocalismi alla Coldplay, echi wave edulcorati alla Interpol.

Davvero troppo poco per i Foals che – colpa e merito loro – ci avevano abituato a ben altri livelli di originalità e divertimento, che pure qui non manca, ma è troppo spesso di seconda mano.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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