Finistère
Alle Porte Della Città
(Costello’s Records)
alternative rock
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Nonostante i Marlene Kuntz e gli Afterhours vengano all’unisono considerati i paladini dell’indie alternativo italiano, successivamente all’uscita di quel capolavoro che è l’album d’esordio dei Verdena, c’è stato un proliferare di band che hanno trovato ispirazione in quelle sonorità e quel modo di cantare.
Credo sia così anche per i lombardi Finistère, che con questo album Alle Porte Della Città, ricordano già dalla prima traccia Lo So Che Mi Odi, la band dei fratelli Ferrari e della Sammarelli.
L’importante però sarebbe mantenere una propria personalità, cosa che i Finistère riescono a fare a tratti, dando un’impronta maggiormente pop, rispetto alla band sopracitata, soprattutto nelle seguenti Oh Oh e Pronti Alla Rivolta.
In brani più intimisti come Stella o Sfida, si fatica invece a mantenere uno standard più elevato che, fortunatamente torna in Guai A Te e nell’indie pop di Sabba.
Fra una stretta d’occhio ai Baustelle, un ritorno in territorio Verdena e qualche attimo di smarrimento, i Finistère (da non confondere con l’omonima progressive rock genovese), chiudono questo lavoro con la cosa che riesce loro meglio: un alternative indie rock melodico e dannato. Pensi A Niente chiude un album a tinte alterne che avrebbe avuto bisogno di una maggiore continuità nel sound e che risulta purtroppo un po’ a corto di idee che restino impresse nella testa dell’ascoltatore.
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