Fat White Family
Songs for our mothers
(Without Consents)
psichedelia, rock
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La “controcultura” – meglio se virgolettata – che incontra lo sguaiato, il laido, le masturbazioni sul palco, le provocazioni, i vomiti, sbornie colossali, le non regole basilari e tanto altro. A questo ci hanno abituato gli inglesi Fat White Family, band apparentemente squinternata al seguito del fratelli Lias e Nathan Saoudi, un combo che del contrario del contrario ha costruito la propria immagine.
I cinque di Brixton comunque sotto questa maschera distruttiva celano una ben precisa idea della società che poi vanno a decantare sui palchi, i soprusi, gli scandali di pedofilia, il razzismo, l’odio, tutti fattori deleteri e distruttivi che si vivono e subiscono quotidianamente, e allora giù a menzionare mischiando dark, noise, psichedelica, industrial e garage e quanto possa far casino antagonista.
Songs for Our Mothers è tutto questo, un “ bel fastidioso” progetto in dieci tracce che urtica e piace a tantissimi, liriche e storie inverosimili e oltraggiose per un pubblico dalla mentalità “off”, come un Primo Levi che fa sesso orale al narratore Satisfied, le botte di Ike Turner alla moglie Tina Hits, hits, hits, del masochismo dei Roxy Music Love is the crack, fino alla ballad Goodbye Goebbel che scomoda il terribile mostro nazista; ma c’è tanto altro ancora nel campo minato che è poi questa tracklist, un disco che farà esplodere benpensanti e parrucconi che ancora girano col dito puntato nei gironi underground di mezzo globo, un lavoro di una formazione “apparentemente fusa” che riporta in auge un famosissimo pensiero, cioè che “la pazzia è il più altro grado dell’intelligenza”!
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