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Fast Animals and Slow Kids: Forse non è la Felicità

Con Forse non è la Felicità i Fast Animals and Slow Kids pubblicano il loro quarto album, smettendo di essere “solo una band rivelazione”

Fast Animals and Slow Kids

Forse non è la Felicità

(Woodworm)

indie rock

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Riconosco di essermi tenuto un po’ strettino quando avevo recensito Hybris che rimane il loro disco più bello, fatto sta che i Fast Animals and Slow Kids li stiamo vedendo crescere a dismisura e non si può più parlare di “band rivelazione”. Ho un grande affetto per questi quattro ragazzi di Perugia che festeggiano i loro dieci anni attraverso un gran bell’album indie rock (loro non amano le etichette, solo che bisogna pur dare qualche indicazione) ricco di emozioni fin dalla prima nota.

Quattro anni fa pensavo avessero i numeri per diventare una band affermata chiedendomi se fossero in grado di lasciare un segno. Non mi ero sbagliato perché Forse non è la Felicità è la consacrazione di questo quartetto dallo spirito gioviale, rabbioso, introspettivo, con un lavoro fatto a ridosso del precedente Alaska dove al termine del tour pensavano di prendersi una lunga pausa. Invece hanno scoperto di avere l’urgenza di dire ancora altre cose e si sono buttati a lavorare su questi 11 brani con una folle voglia di esprimersi, sfogarsi e di raccontarci alcune loro storie così simili alle nostre, anche di chi ha superato i 40 o 50 anni.

In Asteroide per esempio in quel “Allacciati le scarpe che c’è da camminare” ci si rivede un po’ tutti, chi deve “accettare il fondo del bicchiere e gli avanzi di Natale” e chi dopo una piccola vittoria quotidiana sa che non deve mai sentirsi arrivato. O nell’intimità di quel 11 Giugno almeno una volta grandi e piccoli avranno festeggiato compleanni non proprio alla grande, e quanti sono scesi nelle piazze a manifestare nei loro Giorni di Gloria convinti del cambiamento scoprendo poi di continuare ad essere truffati nonostante le proteste popolari.

Un occhio alla natura, ai sentimenti, alla rabbia e ai ricordi. Un frullato di suggestioni che ha portato popolarità e lodi dalla critica, sebbene il suono e i testi possono a volte sembrare troppo diretti. I FASK stanno continuando a filtrare e a sperimentare senza perdere colpi, sono contento del lavoro fatto alla chitarra da Alessandro Guercini, che si destreggia tra arpeggi sentimentali e sciabolate soniche, e adoro il timbro di voce di Aimone Romizi, cercavo da tempo proprio questo tipo di cantato graffiante, cristallino, tenace. Inoltre devo ammettere che da un po’ non mi trovavo davanti a brani come Montana o Forse non è la Felicità, avete presente quando la canzone finisce e viene subito voglia di riascoltarla? Quando succede, significa che si è riusciti a piazzare il colpo.

Nel disco c’è questo continuo richiamo al restare in allerta, alle strade da seguire, alle scelte da fare, ci sono le nostre piccole stanze della vita che racchiudono un mondo, si riportano alla mente i ricordi, c’è la consapevolezza di essere creature con dei difetti. E la felicità non è qualcosa che riusciamo ad ottenere dopo sforzi e sacrifici, ma è il percorso per raggiungerla. Bravi, perché potevano venir sopraffatti dalle aspettative e se ne sono sbattuti. E hanno appena 28 anni.

 

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Luca Paisiello
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