Fast Animals and Slow Kids
Hybris
(Cd, Woodworm)
indie rock, alternative rock
[starreview tpl=16]
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Si scrive Hybris ma si pronuncia Ubris il secondo disco dei Fast Animals and Slow Kids, band perugina attiva dal 2007 che all’esordio annoverava padrini eccellenti a supportare i suoi primi passi: Andrea Appino, che ha prodotto il primo album Cavalli, Giulio Favero che gliel’ha mixato, hanno fatto da spalla ai Ministri, Zen Circus e il Teatro degli Orrori sul palco. Insomma, stiamo parlando di un gruppo under 25 che gode già di un sostanzioso apprezzamento da chi di musica alternativa ne fa da un pezzo, con un discreto successo.
E dato che loro sono dell’idea che la musica va ascoltata prima di chiedere alla gente di pagare il biglietto, ecco che potrete trovare Hybris in free download sul loro sito personale. Testi in italiano, chitarre pregnanti di suoni indie, giri elettrici carichi di adrenalina con un mood introspettivo, oscuro e arrabbiato, una voce arcigna, graffiante e ben impostata. Si arrabbieranno se dico un po’ Verdena e un po’ Ministri, giusto per indicare di quale linea musicale stiamo parlando?
Organo e chitarra acustica aprono Un Pasto al Giorno, un brano che esplode dopo un minuto di atmosfera introduttiva come prologo del loro peregrinare nelle sale prove fino all’alba, poi si lascia spazio all’arpeggio vibrante di Fammi Domande, canzone radiosa con ritmo vorace da non avere il tempo di meditare. Una dietro l’altra le canzoni sembrano messe insieme come a formare un’unica traccia divisa in più parti, come se ci fosse l’intenzione di sviluppare un concept album. Rullate di tamburi, ottave, ritmo pesto e lacero di veleno.
E’ lo sfogo dei Fast Animals and Slow Kids, quattro giovani musicisti che raccontano i silenzi di una generazione, i conflitti familiari, la velocità del tempo che non lascia spazio a pianificare la propria vita. Incertezze e sogni cantati con grande verve.
L’impatto è ottimo fin da subito, ci sono brani che all’apparenza paiono ironici punkettoni come Maria Antonietta, c’è la collaborazione di Nicola Manzan (Bologna Violenta) nel finale di Treno, brandello alla Strokes. Se siete pigri consiglio Calce e la liberatoria A Cosa Ci Serve, di cui abbiamo un video di lancio tutto da seguire.
Gruppo capace e originale, stimolante, degno di essere seguito nei prossimi componimenti, sicuro che miglioreranno con gli anni lasciando, lo spero, un segno importante quanto i gruppi citati a inizio recensione. Certo sarebbe bello che i produttori smettessero di seguire interpreti banali e ripetitivi e setacciassero invece lo Stivale in cerca di band sanguigne come i FASK, cui ripongo alte aspettative per il futuro.
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