Fast Animals And Slow Kids
Alaska
(Woodworm)
alternative rock
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Alaska è il terzo disco sfornato dai perugini Fast Animals And Slow Kids, band alt-rock che punta sui testi disagiati per far colpo sui più giovani.
È difatti soltanto questa la missione del gruppo: urlare il proprio disagio nel più classico dei modi, ovvero elevando un ripetitivo muro di suono. Il problema di Alaska (e del gruppo) è quello di volersi focalizzare troppo sui testi, diretti e inevitabilmente banali, su temi come l’aggrapparsi a delle speranze o la visione incerta del futuro. Lo fanno senza troppi giri di parole, ma con troppa retorica.
Musicalmente il veicolo è essenzialmente l’alternative rock con tanta attitudine punk, ma alla fin fine ogni brano non sembra poi così diverso da quello successivo. Si tratterebbe di un concept album, e per fortuna almeno tre delle dieci tracce mostrano un lato musicale diverso.
L’interessante Overture per esempio apre Alaska con il canto moribondo di Aimone Romizi tra gli archi, una intro psichedelica che poi esplode rabbiosa in un vortice quasi post-rock. Nell’intensa ballata de Il Vincente è invece la disperazione a farla da padrona, esaltata dal lavoro del pianoforte e degli archi. Il terzo brano che si eleva dal coro è la chiusura Grand Final, otto minuti guidati da frequenti cambi di tempo dove almeno non ci si annoia.
I limite dei Fast Animals And Slow Kids è sempre stato quello di mettere, come importanza, le parole davanti alla musica, un cantautorato non troppo raffinato condito in salsa rock. Non basta.
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