Eva Mon Amour
Lo Specchio e L’Aspirina
(Cd, AlaBianca/Warner)
folk, rock
Ma che bravi gli Eva Mon Amour. Al primo disco mi avevano colpito per la loro naturalezza, nel secondo si è fatta strada la convinzione che avevamo trovato una band di talento nel nostro panorama musicale. Il loro terzo album, Lo Specchio e l’Aspirina, non disattende. A dire il vero nella recensione de La Doccia non è Gratis su queste pagine concludevo con “ora manca solo l’album della consacrazione”. Ci siamo? Non posso ancora dirlo con certezza, forse manca qualcosa.
Il massiccio tour nella nostra penisola li ha portati a suonare circa 130 concerti in due anni, inframezzati da un buon Ep, La Malattia dei Numeri, con un consenso cresciuto giorno dopo giorno grazie alla loro fervida attività dal vivo. Questi 38 minuti di bella musica riprendono né più né meno la loro faccia da buskers, chitarre in abbondanza acustiche, sonorità orecchiabili, melodie non chiassose, ballate e ironie tra i denti. Piacciono per i testi diretti, per le immagini che evocano la vita di tutti i giorni, le sensazioni che ognuno di noi ha addosso. Uno stile oserei dire genuino e fresco, che non stanca mai.
La carica di questo disco sta tutta nella prima pregevole canzone dell’album, Si Stava Meglio Prima, con relativo video di tre giovani manager in giacca e valigetta che alla fine del lavoro vanno fuori di testa in una fabbrica abbandonata. Canzoni dove i tre musicisti di Velletri sanno giocare con le parole quando si tratta di fare ironia (Parliamo d’Altro), e riescono a tirare fuori una sconfinata dolcezza nei brani romantici o malinconici (Nascondigli per i Cani, Pensare Fa Male alla Pelle).
Svelano le loro regole per vivere meglio in una cavalcata folk alla Yo Yo Mundi (Lo Specchio e l’Aspirina), tirano allegri di accordi e armonica a bocca (Sei Dove Guardi) e citano Pirandello in una divertente Uno Qualcuno che diventerà un tormentone come lo sono stati Ho perso il Tuo Cane a Poker e Indi nei loro precedenti album. La chitarra elettrica, che era molto marcata nel primo disco, qui fa da contorno per creare atmosfera, forse quello che manca è proprio la ruvidezza gradita che in alcune canzoni avrei preferito ascoltare come negli esordi.
La ciliegina di questo album è la presenza di Rodrigo d’Erasmo degli Afterhours che impreziosisce alcuni brani con il suo violino, senza dimenticare Fabio Fraschini al basso, dando quel tocco folk ad un disco davvero piacevole. Quando dico folk però non intendo accomunarli con i Modena City Ramblers, gli Eva Mon Amour sono decisamente dei cantautori da scuola romana. Buoni gli arrangiamenti, i suoni, attenzione nelle liriche, scaletta differenziata e amabile. Autentici.
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