Ethereal Blue
Essays In Rhyme On Passion & Ethics
[Ep, Casket/Copro Records)
symphonic black metal, gothic metal, progressive black metal, prog, prog metal
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Parte con sonorità che mescolano lo stoner e l’hardcore a livello musicale (il sound, a partire dalla prima traccia, Mother Grief, potrebbe leggermente evocare i Queens Of The Stone Age) con il black metal a livello vocale, questo ep degli Ethereal Blue, formazione greca (si, avete capito bene!), grazie al cantato pienamente in growl.
L’originalità di Essays In Rhyme On Passion & Ethics è, non a caso, la citazione di melodie, commiste ovviamente a vari ritmi molto strong, tipicamente greche, litanie quasi liturgiche di stampo orientaleggiante; tutto questo senza perdere in grinta.
Tuttavia una critica che si potrebbe volgere loro contro è che, in alcuni momenti, il growl è quasi esagerato, simil-vomitato in stile Esorcista, e questo va sicuramente a detrimento dell’effetto finale; sicuramente, se fossero ancor più enfatizzate le sonorità synphonic e dark, rispetto a quelle black, sarebbe certamente meglio, sia a livello stilistico e compositivo che a livello tecnico; gli Ethereal Blue riescono infatti appieno nelle parti più melodiche, questo è fuori di dubbio.
I brani hanno tutti una discreta lunghezza, quasi a citare, più o meno consciamente, lo stile della musica classica, e sono tutti ispirati dalla letteratura, quella classica e greca in primis; da questo, oltre che dalle sonorità di tutto l’ep, si capisce come Essays In Rhyme On Passion & Ethics voglia apertamente essere un lavoro colto, ricco di citazioni erudite, ma senza scadere nel lezioso, se non per il growl!
Il sound alla Moonspell ha poi quel tocco di originalità che non guasta, in quanto addolcito nei suoni e negli accenni alla musica etnica, oltre che nell’uso di alcuni effetti elettronici che, in questo caso, non guastano mai (Ethics); molto bello ed azzeccato il cantato nelle parti melodiche e nel contrasto che crea con il sovrabbondante growl.
Riffate molto gradevoli si trovano qua e là nelle varie tracce, quasi a fare da protagoniste e quasi a diventare una terza voce, intonata su scala araba, in un serrato dialogo con le voci umane, che seguono due piste diverse, quella melodica ed arabeggiante e quella vomit-growl; addirittura accenti prog si possono trovare in questo ep, che si dimostra così molto variegato e ben impostato (John Wood), nei vari stacchetti di chitarra e batteria, arricchiti con accenti di tastiere effettate.
Negli ultimi pezzi c’è una bella citazione degli Amorphis, spesso dimenticati nel panorama metal estremo, soprattutto nelle tipiche alternanze del cantato e nel serrato, ma colto e, allo stesso momento, grezzo riffing (Passion, The Letter, Goliadkin); davvero il tutto è ben calibrato e ben dosato, persino il growl sembra più sopportabile, immerso nell’insistito, martellante, ossessivo stamburare della batteria. I toni ed i ritmi riescono quasi a rallentare, a tratti, soprattutto verso la fine.
Insomma, un abbastanza riuscito ed interessante connubio. Potranno solamente migliorarsi e incrementare ancor di più la loro già alta qualità.
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