Edda
Graziosa Utopia
(Woodworm)
canzone d’autore
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Chi legge la recensione di questo disco sa bene di chi stiamo parlando e difatti non c’è nemmeno bisogno di fare un recap della storia di Stefano Rampoldi, quindi si va subito al sodo: Graziosa Utopia è il quarto disco solista di Edda la cui anima è da sempre divisa tra ironia e sentimento, tra melodie cantautorali e il rock passionale. In questo album convivono pacificamente 10 brani di questo nuovo percorso compiuto con Luca Bossi e Fabio Capalbo, i suoi compagni sul palco che hanno prodotto insieme questo disco.
C’è poi la presenza di Carlo Sandrini che ha dato una grossa mano negli arrangiamenti, e questo album risulta difatti orchestrale. Il nuovo lavoro di Edda spiazza chi si aspettava un rock sanguigno come il precedente Stavolta Come Mi Ammazzerai perché si troverà di fronte un susseguirsi di brani docili, armoniosi, romantici e amabili, che per certi versi possono riportare al secondo album, se si vuole trovare un accostamento per gli adattamenti in canzoni come Emma.
La mia sensazione è che a questo giro le chitarre preponderanti del disco uscito nel 2014 siano state relegate apposta verso le file al fondo di questo teatro in cui si esibisce il cantautore milanese. Se prima le figure genitoriali e i demoni interiori balzellavano qua e là nelle sue canzoni, ora si raccontano storie di amore, tradimenti, sesso, lontananze. Sembra di convivere più bonariamente con le lotte interiori.
Edda, e non lo scopriamo certo oggi, riesce a giocare con i richiami del passato, prendendo spunti dalla canzone italiana degli anni 70 molto riconoscibili in Spaziale, Zigulì e Un Pensiero d’Amore, ma soprattutto Benedicimi, ritmatissima con rimandi e controrimandi inconfondibili. L’artista compone con la sua chitarra e scrive i testi, ma pare che il grosso del lavoro sia stato lasciato ai suoi compagni capaci di ricamare composizioni ariose e a tratti sorprendenti come in Arrivederci a Roma e Brunello con cambi di ritmo e soluzioni sonore pregevoli, tanto che Edda stesso definisce con divertimento questo disco come un album dei “Furore Uterino”.
La poesia emerge dirompente in brani “semplici” come La Liberazione e Il Santo e Il Capriolo che mettono tutto l’ardore nell’intensità della voce fantastica di Edda, qui in veste di cantautore in pace con se stesso, o rassegnato a convivere con i suoi sbagli, i suoi amori persi, la sua sessualità maledetta e i cambiamenti travolgenti. La scomparsa dell’anima punk in queste sue composizioni, più che altro l’aver tenuto sospese certe sonorità grevi e lancinanti, non tolgono nulla al talento, l’intelligenza e la sensibilità di Edda, una grande voce e paroliere dei nostri tempi. Meno bello e diretto dei precedenti, da metabolizzare con attenzione perché rimarrà uno dei dischi più interessanti di questo 2017.
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