Duo Surreale
Schizzi D’Autore
(utoproduzione)
canzone d’autore
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Schizzi D’Autore è l’opera prima dal Duo Surreale, due giovani cantautori, Alessio Arena e Giuseppe La Grutta, entrambi classe ’96. Linguaggio ironico e paradossale, con un proprio stile, che Alessio e Giuseppe definiscono “schizzopop“.
All’ascolto si scopre che lo schizzopop altro non è se non una scrittura cantautorale ispirata moltissimo da Jannacci, Gaber (Camilla) ed un pizzico di Lucio Dalla e Rino Gaetano (Schizofrenia). Le partiture sono decisamente anni ’70 ed a tratti ricordano le armonie dell’Elton John più in forma (Ecoamore).
Il duo palermitano ricorre spesso all’innesto di dialoghi, spezzoni parlati, momenti verbosi e densi di allitterazioni. I brani raccontano di episodi al limite del paradossale e seppur incuneati nel quotidiano, sempre velati da colori surreali ed esasperati.
Nel complesso il lavoro è piacevole, al primo ascolto, e strappa dei sorrisi. Tuttavia già dal secondo passaggio in cuffia si insinua un senso di insoddisfazione per un disco che avrebbe potuto risultare più compiuto, più complesso ed a fuoco.
Una eccessiva, quasi rigorosa, attinenza ad una cifra stilistica che rasenta l’esercizio, il dogma. La sensazione è che con certe soluzioni prettamente musicali, strumentali e melodiche di notevole pregio si sarebbe potuto osare di più, magari discostandosi un po’ dal nonsense esagerato che in più di un episodio sembra tirato per i capelli.
Ne viene fuori un progetto che perde la connessione con la contemporaneità, diluito in ricordi dei Ridillo (La lingua nel sale). L’approccio alla scrittura ironica ed amara, condita di surrealismo, dagli anni ’60 ad oggi ha avuto una lunga evoluzione, partendo da quel genio che era Frank Zappa, fino alla nuova ondata autorale italiana di Dente e Calcutta (di cui si sentono echi, di entrambi, in Tempi Bui) che negli ultimi tempi sta battendo cassa.
Il Duo Surreale con questo Schizzi D’Autore si scolla dalla linea temporale facendo un balzo indietro di vent’anni. E seppure, come già detto, se si tralasciassero i testi il risultato sarebbe elegante e piacevolissimo, le liriche esageratamente verbose e forzosamente ironiche appesantiscono il risultato finale al punto da farlo sembrare poco interessante e sicuramente non attuale.
Ma questo è pur sempre il primo disco di Alessio e Giuseppe, che a vent’anni sono già capaci di costruire atmosfere sonore calibrate bene e piacevolissime all’ascolto. Insomma, ci sono margini di miglioramento che, lo dico senza tema di smentita, permetteranno loro di affinare ancor di più la tecnica e soprattutto uno stile compositivo personale ed a quel punto centreranno l’obbiettivo fino in fondo.
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