Dum Dum Girls
Too True
(SubPop)
pop, indie
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Le Dum Dum Girls, arrivate con Too True al loro terzo album, prendono vita nel 2008 a Los Angeles dove la cantante e scrittrice Dee Dee Penny fonda la band girls chiamata – appunto – Dum Dum Girls, nome scelto per omaggiare sia la canzone di Iggy Pop Dum Dum Boys sia l’album dei Vaselines chiamato Dum Dum.
Ritmiche propriamente anni ottanta, melodie pop e voci piacevolmente modulate danno vita ad un sound fresco e orecchiabile. Non mancano, di contraltare, alcuni interrogativi che l’album della band girls mette in evidenza: melodie ripetitive, idee non eccelse e pochi spunti interessanti fanno sì che, come potrete ben intendere, la bilancia penda troppo da una parte. E non sembra sia quella giusta.
L’album Too True scivola via velocemente, forse anche troppo, mettendo in mostra canzoni orecchiabili ma ripetitive, un lavoro abbastanza distante dai precedenti, in particolare da I Will Be, dove la vocazione post-punk appariva più marcata mentre la ricerca melodica risultava più accurata e meno diretta. A condire il tutto il fatto che, sebbene ci siano sprazzi di modernità, la maggior parte delle sonorità vengono direttamente dagli eighties, scelta doppiamente rischiosa sia per i confronti che inevitabilmente suggeriscono, sia per il materiale già di per sé non originalissimo, su cui vengono applicati.
Gli accostamenti alle sonorità dei vari Siouxe, Madonna e Cure non sono blasfemi, ma riguardano un passato troppo lontano per essere riproposto in assenza di idee eccellenti. La durata delle tracks supera solo in qualche circostanza i tre minuti, indice della volontà di colpire nell’immediato con melodie velocemente fruibili.
Si inizia con Cult of Love dove la parte ritmica, prevalentemente retrò, sorregge una melodia funzionale ed orecchiabile. Il ritornello cerca di sfuggire al vortice dell’ovvietà riuscendoci però, solo parzialmente.
In Rimbaud Eyes, il pezzo scelto per fare da promo all’album, ci troviamo di fronte ad un scenario molto simile al precedente, dove però la ripetitività del ritornello appare esagerata e stucchevole sin dai primi ascolti.
Più movimentata grazie alla sua tenace parte ritmica, appare Too True to Be Good, l’arpeggio che accompagna il ritornello è ben riuscito cosi come la variazione che segue la seconda parte. Uno dei pezzi più riusciti.
Un riff melodico introduce Lost Boys and Girls Club, lo stesso che farà di contraltare al ritornello, contorniato da un un cantato fluido ed arricchito da assoli di sinth e voci campionate.
Under These Hands, pezzo con il quale si chiude l’album, è un’ allegra ballata movimentata, dove chitarre acustiche accompagnano la track fino al ritornello che ci concede per una volta, tra le voci e i riff di chitarra, un momento più ispirato e variegato.
A tirar le somme Too True delle Dum Dum Girls non sembra di sicuro il loro lavoro più valido. Ad una buona orecchiabilità e leggerezza si aggiungono poche idee che spesso appaiono ripetitive. La ricerca ossessiva del motivo-tormentone non sempre risulta vincente.
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