DreamSteel
2.013
(Autoproduzione)
alternative metal, electronic, dance
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I bolognesi DreamSteel si presentano con questo EP di 7 tracce, di cui una cover, intitolato 2.013. Non si tratta di un debutto vero e proprio: il gruppo si è formato nel 1999 e ha già dato alla luce tre album e due demo. Questo doveva essere l’album della consacrazione, quello che consolida la carriera.
E non è detto che non sia così, ma 2.013 si distingue soprattutto per la svolta stilistica di questa band, sin’ora affezionata a chiare sonorità power metal. Nel 2013 i DreamSteel si ritrovano in un’alternative dancefloor, dove incursioni techno e tastiere retro-futuristiche accompagnano chitarre pesanti e voci potenti.
Detto così potrebbe non convincere, ma il risultato finale è fresco e, vista anche la brevità dell’album, spinge ad ascoltare più volte gli stessi pezzi senza provarne noia.
Tutte le tracce sono orecchiabili e scintillanti, forse un po’ troppo levigate, soprattutto per quanto riguarda l’apporto della voce.
La cover di Bette Davis Eyes, canzone del ’74 diventata una hit da classifica nei primi anni ’80, è azzeccata.
I brani hanno un forte appeal radiofonico, come Liquefy My Mind, anche se quello che ho trovato più divertente è stato Musical Digital Divide, dove il metal corposo dei nostri si mescola al dubstep e alla fidget.
Coraggiosi, non c’è dubbio, anche se intravedo poster di lupi solitari ai muri e accessori zebrati alla Steel Panther, segni d’una tamarraggine serenamente vissuta. Alla fine basta divertirsi e non prendersi troppo sul serio.
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