Dream Theater
A Dramatic Turn Of Events
(2Cd, Roadrunner Records)
progressive metal
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Trovo sempre complicato parlare dei Dream Theater, della loro materia multiforme, cangiante, che contiene una quantità talmente alta di suggestioni, emozioni, stimoli, tanto che è difficile tenerne traccia. Non è da meno l’ultimissima uscita, dal titolo sibillino, A Dramatic Turn Of Events. Il primo album senza Mike Portnoy, sostituito dal batterista Mike Mangini, che ha esordito in pubblico in compagnia dei Dream Theater durante l’ultimo tour, si mantiene coerente con la recente produzione della band, senza stacchi stilistici troppo bruschi.
In apertura On The Back Of Angels (il video è in questa pagina), con un inizio secco e spettrale che poi diventa estremamente dinamico e aggressivo nel corso del suo svolgimento. Più veloce e cattivo Build Me Up, Break Me Down, con effetti sporchi e ronzanti e un refrain quasi accattivante.
I nove brani dell’album alternano minutaggi elevati a pezzi più concentrati, che spesso costituiscono anche i momenti più morbidi e melodici di A Dramatic Turn Of Events: come la ballata Far From Heaven, elegante e triste, basata sull’intreccio di piano e voce, o anche nel calore rassicurante, quasi, di Beneath The Surface, che chiude l’album. Quella stessa qualità rassicurante che si ritrova anche in This Is The Life, morbido, meno pressante, epico a suo modo. I brani dal minutaggio più elevato uniscono e fondono elementi eterogenei, disparati, che creano un equilibrio instabile, in continua evoluzione , del quale, a ogni ascolto, si apprezzano aspetti nuovi. E’ nei passaggi costruiti e dosati con attenzione e perizia, elemento su elemento, strato su strato, che l’album trova la sua fisionomia particolare ma sfuggente, come se, riottosa, cercasse di scrollarsi di dosso le definizioni più nette.
Così accade in Lost Not Forgotten, con il suo ritmo serrato, cangiante; il brano evolve e cambia in modo repentino, pieno di digressioni, scivoloso come un’anguilla. E nella curiosa costruzione di Bridges In The Sky, in cui un’introduzione di ruggiti, uccellacci, canti tribali e cori gregoriani, lascia spazio alla singhiozzante accelerazione di un continuo caricare e ripiegare, stemperato dalla dimensione più melodica aggiunta dal cantato. Non sono da meno nella quantità di elementi passati al frullatore l’estroso Outcry, esplosivo, per certi versi anche asciutto, e Breaking All Illusions. Brani che, se non altro per lo spazio che occupano, fanno da ossatura a questo lavoro.
Come sempre accade con i lavori della band americana, A Dramatic Turn Of The Events non è affatto un album che si digerisce subito e via, ha bisogno di essere ascoltato più volte per permettere alle sue componenti di sedimentare, di dare pieno sviluppo e apprezzarne caratteristiche e intensità.
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