Deerhoof
Deerhoof vs Evil
(Cd, Polyvinyl Records)
progressive, rock, psichedelia
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Dopo Offend Maggie del 2008 tornano i Deerhoof con il loro nuovo album Deerhoof vs Evil, ormai il numero dodici della band di San Francisco e il primo per la Polyvinyl Records dopo dieci album firmati Kill Rock Stars.
Nonostante il cambio di etichetta, i fans di lunga data della band, capitanata dalla frontwoman Satomi Matsuzaki, possono comunque stare tranquilli, non si hanno di certo dubbi sulla paternità dell’album!
E’ da ormai sedici anni che i Deerhoof ci dilettano con il loro “non–genere”, con il rifiuto assoluto della forma-canzone. Attraverso suoni strambi e dissonanti passano da psichedelia elettronica a prog-rock con la voce di Satomi in primo piano che pare non le interessi niente di quello che accade sotto di lei.
L’album parte con Qui Dorm, Nomé’s Somia cantata in catalano, un pò lounge un pò manga, passando per l’acustica No One Asked to Dance in un’atmosfera medievale e spagnoleggiante.
Ma sono pezzi come Behold a Marvel in the Darkness, Super Duper Rescue Heads! e soprattutto I Did Crimes for You a fare la differenza, dove la voce di Satomi si staglia, suadente e delicata, tra chitarre distorte e ritmi serrati. Non bisogna comunque illudersi, anche l’accenno della più dolce delle melodie sarà bruscamente interrotto da qualche suono assurdo o un inaspettato controtempo.
Con Deerhoof vs Evil la band infatti rimane sostanzialmente fedele alle sonorità che li hanno caratterizzati in tutti questi anni. Dico sostanzialmente perché si può cogliere talvolta un’attenzione maggiore alla melodia, cosa che con i Deerhoof non si può dare così tanto per scontata.
Ed è questa la vera novità, una tendenza che lascia una porta aperta al futuro della band senza far storcere il naso ai loro fans più puristi, ma riuscendo probabilmente ad attirare l’attenzione di nuovi ascoltatori.
Deerhoof vs Evil è sicuramente uno dei migliori album della loro produzione, un appuntamento che i fans non mancheranno.
Rimane comunque il dubbio di come possano suonare scrollandosi di dosso questa “fedeltà alla linea” che a volte risulta eccessiva, quasi artefatta, dopo dodici album. Probabilmente è proprio questa la motivazione per cui ricoprono da anni l’eterno ruolo di next big thing dell’ indie rock a stelle e strisce, una promessa che per ora non si concretizza fino in fondo.
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