David Bowie
The Next Day
(CD, Columbia)
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A sessantasei anni suonati e a dieci anni dall’ultimo disco, con una mossa a sorpresa torna David Bowie con The Next Day.
Rinunciato alle tentazioni moderniste in bilico col passato, di Reality e Heathen, album che ci lasciavano uno dei più grandi artisti di tutti i tempi in un imbarazzante declino, The Next Day ci propone un Duca Bianco in grandissima forma e senza nessun tentennamento.
The Next Day è un ottimo disco e soprattutto ci propone un David Bowie in pace con se stesso e col suo passato. La produzione del fido Tony Visconti mette le chitarre in primo piano, rende pulite tutte le ritmiche e non insegue l’elettronica tanto in voga. Bowie, dal canto suo, ci mette i testi ambigui e “borderline” di sempre, gioca a riprendere le atmosfere del sax dei mai troppo compianti Morphine, assorbe la facilità dei riff mozzafiato dei Kinks e gioca ad autocitarsi (confronta How Does the Grass Grow con Heroes oppure il basso di The Stars Are Out Tonight e quello di China Girl).
Se non anche a questo punto non fosse chiaro, The Next Day si pone come una versione (a tratti) più robusta degli album prodotti dal Duca a fine anni ’70, Scary Monsters su tutti, ma è libero dal glam e orgogliosamente/urgentemente rock.
The Next Day non è né un capolavoro né il miglior album di David Bowie: è “semplicemente” un ottimo disco realizzato da un artista che ha ancora da dire la sua. Disponibile anche in vinile, a fronte della qualità delle sue canzoni a The Next Day perdoniamo la bruttezza della sua copertina.
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