Daniele Silvestri
Acrobati
(Sony Music)
pop d’autore
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Una sacco di storie che non fanno altro che rinforzare la poetica intima e urbana di Daniele Silvestri, diciamo un nuovo Silvestri che si sente di allargare il suo mondo lirico e musicale, mettendo in disparte una quota di quella politica che lo contraddistingueva per lasciare più sfogo dolciastro alle realtà quotidiane, al tratteggio urbano di cose, bruttezze che accadono intorno a noi e un pensiero sostanzioso all’Africa e le sue sfortune.
Acrobati, diciotto tracce e una schiera di ospiti ad allietare la tracklist, da Diodato a Roberto Dell’Era, Caparezza, Diego Mancino e Funky Pushertz, un bel parterre di suoni, stili e libertà assoluta che l’artista romano – con ironia e passi gigioni – mette a disposizione di un ascolto emozionante da un lato e consapevolizzato dall’altro, un ottimo rimedio sonoro contro il vuoto mentale che staziona nella società d’oggi.
Brani che parlano di interrogativi (Bio-Boogie), la violenza domestica (Monolocale), la gioventù e l’alcool (Un altro bicchiere), l’immigrazione convulsa (La mia casa), un bel disco di etica e umanità in cui Silvestri si apre e prende di piglio la realtà e le verità nascoste di essa per catapultarle in faccia e orecchio di tanti sordi “di professione”.
Pop, swing, rock e cuore per un artista che riesce sempre a spostare l’asse artistico a favore di “altri”, in semplicità, con una raffinata e sincera faccia da schiaffi.
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