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Dan Sartain: Legacy Of Hospitality

Dan Sartain rovista nel suo ampio archivio, proponendo con Legacy Of Hospitality una raccolta di inediti, b-sides, cover, alternate versions e demo provenienti da tutta la sua carriera

Dan Sartain

Legacy Of Hospitality

(CD, One Little Indian)

indie-rock, rockabilly

[starreview tpl=16]
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Dan Sartain: Legacy Of HospitalityDan Sartain, cantante/chitarrista americano tra rock-a-billy, garage blues e svisate dark rock, rovista nel suo ampio archivio, proponendo con Legacy Of Hospitality una raccolta di inediti, b-sides, outtakes, cover, alternate versions e demo provenienti da tutta la sua decennale carriera. Dopo il buon live dello scorso anno un altro lavoro dal carattere compilativo, che ha, al di à della qualità dei singoli brani (altalenante), il merito di completare ufficialmente la discografia del musicista dell’Alabama.

Da buon musicista del sud degli States, Sartain mantiene saldamente intatto il suo verace spirito indie-rock di stampo post-operaio, ma non disdegna passaggi più mitteleuropei, dando forma a un sound che, pur non rappresentando di per se niente di originale, è una buona sintesi di tradizione americana (Cash su tutti) e influenze esterne (Bauhaus, ad esempio).

Questo il trait d’union che scorre attraverso lo psychobilly di Woo-Doo e Those Thoughts, la verve punk (Clash) di I Don´t Wanna Go the the Party, oppure il garage-roots di Doin’ Anything I Say.

Irriverenza, indipendenza e autoironia sono termini che ben descrivono l’attitudine di Sartain, motivando a sufficienza exploit altrimenti estemporanei come la cover di Besame Mucho. Non di scarti si parla, dunque, ma di brani che, per sorte, sono finora rimasti esclusi dalle release ufficiali, e che la One Little Indian ha avuto il giusto fiuto commerciale di recuperare e riunire.

I fan dell’autore non hanno bisogno di particolari inviti all’ascolto, perché anzi Legacy Of Hospitality è un uscita dedicata in primis agli aficionados in cerca del brano di difficile reperibilità, della chicca da collezione. Questi certo perdoneranno a Dan la registrazione un po’ approssimativa di alcuni brani di fine scaletta (I Don´t Wanna Go to the Pary, Alternate Toerag Version ), mentre i nuovi ascoltatori hanno invece buon gioco nella scoperta della storia, crescita e carriera del musicista.

Rock and roll sincero, iconoclasta e fracassone, ma con una sua certa eleganza di fondo.

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