Cybersadic
Droga Alla Massa
(Cd, Autoproduzione)
elettronica, alternative
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La danza moderna dei Pere Ubu (una danza nevrotica causata dall’alienazione industriale), l’animo umano tormentato dalle macchine dei Throbbling Gristle, l’immaginazione dei Kraftwerk nel rappresentare con i suoni la civiltà cybernetica del futuro, la de-evoluzione dei Devo (l’uomo che compie il processo inverso all’evoluzione darwiniana a causa dell’eccessiva fiducia nella tecnologia, il cui risultato è la regressione mentale e uno stato di mediocrità disarmante): tutto questo sia concettualmente sia a livello di suoni potrebbe riassumere Droga Alla Massa, il lavoro autoprodotto dei Cybersadic.
La band con base a Napoli e anima a Torino (Luigi Ugolini, synth e suoni, infatti si è trasferito nel capoluogo piemontese), comprende Alessandro Amoretti (chitarre e voce), Pasquale Pezzullo (basso) e Rocco Tanjevic (dj).
Attraverso testi diretti, i cybersadici cercano di risvegliare cervelli umani ormai assopiti per il troppo abuso della tecnologia. In particolare lo strumento che vogliono colpire è la TV, considerata appunto una droga alla massa. L’unica soluzione è la rivoluzione. Questa presa di coscienza è il punto fondamentale che porta i Cybersadic su un altro piano rispetto ai gruppi storici sopra citati: mentre Pere Ubu e gli altri si soffermano sull’alienazione e sugli effetti delle macchine sull’uomo, i cybersadici propongono la soluzione della ribellione anche con metodi sovversivi.
Da un lato squisitamente sonoro, la loro elettronica ricorda molto le sonorità dei Kraftwerk, anche se poggia su ritmi techno. A volte all’interno dello stesso brano figurano brevi parti ambient. Le linee vocali si ispirano molto al Ferretti dei C.S.I./C.C.C.P. L’album è un concept che racconta le fasi dell’alienazione dell’uomo di fronte ad uno strumento di controllo- manipolazione come la TV.
La traccia d’apertura, Droga Alla Massa, inizia con ritmo techno per poi squagliarsi su atmosfere dilatate. La calma viene subito squarciata da coltelli elettronici sul quale una voce robotica recita lo slogan (droga alla massa/seduto alla tele/e il pusher se la spassa). Wake Up è un comando: l’uomo deve cercare di svegliarsi, essendo diventato un essere passivo che non si accorge che tutto intorno sta crollando in rovina. Il suono di questo brano è una vortice elettronico che inghiotte tutto. La Danse Sadique si apre con suoni piu rilassanti rispetto ai primi 2 pezzi: l’uomo-macchina è in catalessi. Quando il ritmo si fa incalzante l’essere, già drogato, si abbandona ad una danza allucinata. E’ l’equivalente di un rave.
La Notte è un elogio appunto della sua bellezza, in contrapposizione al giorno. L’uomo ammira il silenzio della notte, ma poi si riabbandona alle danze. Le sonorità dark anni ’80 caratterizzano il brano. In Canzone Viola ci sono i primi sintomi di risveglio. Il torpore che affligge l’essere può essere sconfitto: la maturazione umana ha inizio da qui. Meclet è l’unico pezzo strumentale dell’album, e funge da ponte tra risveglio dal torpore e successiva ribellione. Il senso di alienazione è al suo vertice. Il passo successivo non può che essere una Rivoluzione Permanente: è una rivoluzione necessaria, violenta, sovversiva (a volto coperto capivi la giustizia/compagna P38 ridacci la letizia). Lo scenario è quello di una guerriglia urbana, con tanto di effetti sonori che danno la sensazione di sirene che urlano tra fiamme, vetri rotti e lacrimogeni. Ventate spaziali aprono Malinconico Automa che è la traccia conclusiva del disco: da una parte c’è la consapevolezza che le macchine sono ormai parte integrante del nostro essere, dall’altra parte c’è l’uomo che si professa leader delle masse drogate. Un leader che vuole sconfiggere lo strapotere delle macchine e che vuole guidare i cervelli intorpiditi verso un radicale cambiamento. Un leader che è comunque umano e che cerca redenzione, pentendosi di essere stato schiavizzato da quarzo e silicio.
E’ un album che è molto vicino a quello che sta accadendo nel mondo e in particolar modo nel nostro paese. La popolazione è stanca di subire in silenzio gli abusi del potente di turno: i mezzi di (dis)informazione (specie la TV) sono diventati uno strumento controllato e un filtro di notizie che fa comodo solo a una cerchia ristretta di persone. I Cybersadici propongono una rivoluzione permanente: è il solo modo per ottenere un po’ di libertà intellettuale?
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