Cult With No Name
Mediaburn
(Darla Records)
soft jazz, synth, lounge, chill out, ambient, piano ballad, post new wave
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Elettronica contemporanea, soft jazz, synth, musica lounge/chill out, arte visuale, piano ballad ed atmosfere che richiamano le melodie notturne e nostalgiche dei Simple Minds, Pet Shop Boys e Depeche Mode. Tutto questo è Mediaburn, il nuovo album (nono per l’esattezza) del duo elettronico di Londra Cult With No Name composto da Erik Stein e Jon Boux, i quali amano autodefinirsi balladeers post-punk elettronici.
Mediaburn esce a due anni di distanza da Heir Of The Dog e si avvale di special guest come Kelli Ali, Steven Brown e Blaine L. Reinenger dei Tuxedomoon, i quali aggiungono magia vocale quasi sussurrata e suggestive trame di sassofono e violino, che trasmettono ed enfatizzano quel triste, malinconico ed oscuro senso di pace che si avverte quando attraversiamo le vie del centro urbano illuminate soltanto dalle insegne al neon dei negozi chiusi.
Uno stato emotivo umorale che, però, si fa sempre più fragile ed incerto in questa società multimediale così frenetica in cui verità e menzogna si mescolano e dove tutto sembra destinato a bruciarsi troppo in fretta. Messaggio decisamente eloquente già nell’artwork del disco, la cui idea potrebbe ricordare il periodo creativo tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, quando il post punk si mescolava con l’art pop.
A tal proposito, credo sia necessario spendere due parole sul pacchetto CD con varie parti da assemblare: una mini opera d’arte, progettata da Leigh a Bit-Phalanx, che comprende inserti gioiello, una lussuosa scatola pieghevole a colori di alta qualità, un poster lucido, un codice download e, ovviamente, il CD stesso, che riprende il tema della copertina.
Ammetto di non essere uno dei massimi esperti di questo genere, però questa tipologia di musica ha uno non so che di ipnotico e affascinante.
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