Noel Gallagher’s High Flying Birds
Milano, Alcatraz, 28 novembre 2011
live report
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Quando sei Noel Gallagher e hai scritto tra le più belle canzoni della storia del Brit pop, puoi permetterti di decretare la fine (al momento abbastanza definitiva) di una band che per 18 anni è stata sulla cresta dell’onda e iniziare una promettente seconda vita artistica in totale autonomia, senza perdere smalto e – cosa ancora più importante – l’affetto dei fans.
Quando sei Noel Gallagher registri il tutto esaurito in ogni venue europea e americana in cui decidi di esibirti e puoi anche concederti il lusso di riarrangiare qualche vecchio classico del passato per rimpinguare il tuo repertorio. Quando sei Noel Gallagher, puoi tutto questo e molto di più.
Lo show che alle 21 precise ha inizio all’Alcatraz di Milano è andato sold out nel giro di mezz’ora dall’apertura delle prevendite on-line. Come per la band del fratello minore, l’organizzazione ha deciso di tenere un profilo basso per saggiare la risposta del pubblico. Davvero troppo basso in questo caso, però. Sul palco un tranquillo e pacato Noel, in jeans e camicia, superbamente accompagnato dai suoi High Flying Birds (Jeremy Stacey, Russel Pritchard, Mike Rowe e Tim Smith), apre la serata con una personalissima (It’s good) To be free, quasi una dichiarazione di indipendenza di quest’artista da una parte legato agli Oasis da un cordone ombelicale difficile da tagliare (e lo si capisce dal numero di vecchie canzoni presenti in scaletta) e dall’altra con lo sguardo rivolto al futuro e alla sua carriera solista.
Si continua con Mucky Fingers, poi finalmente un fugace saluto e il brano di apertura di Noel Gallagher’s High Flying Birds, Everybody’s on the run. E’ commuovente l’affetto dei fans, che conoscono a menadito ogni testo, anche quelli delle più recenti If I had a gun e The death of you and me, e li intonano come se fossero ormai dei grandi classici. In scaletta trovano posto anche The good rebel, uscito come lato b del primo singolo estratto, e Freaky teeth, un pezzo inedito.
Quando Noel imbraccia la chitarra acustica per eseguire Wonderwall, il momento si fa emozionante: non è semplicemente una bella canzone, ma un’istantanea di vita, il primo di tanti ricordi scanditi dalle melodie e dalle parole dei fratelli Gallagher. Le fa eco una riarrangiata Supersonic, entrambe cantate a squarciagola tanto da coprire persino la sua voce (complice la non eccellente acustica del locale).
Il set prosegue con altri estratti del suo album solista, tra cui AKA…What a life! dedicata a Balotelli (il suo amore per il Manchester City non è mai stato un segreto), che dal vivo perdono quell’arrangiamento orchestrale meticolosamente curato in studio per assumere una carica più rock, che in molti casi non nuoce affatto. Prima della chiusura con (Stranded on) The wrong beach, c’è ancora tempo per due pezzi da novanta tratti da The Masterplan, raccolta di b-side che tutto sembrano meno che b-side: Talk tonight e Half the world away. Proprio la title track di questo disco sarà il tormentone della serata, reclamata a gran voce dal pubblico in diverse occasioni, ma l’inflessibile Noel non si lascerà convincere, e anzi, farà scherzosamente presente che la si può trovare su i-Tunes per la modica cifra di 1 euro.
In pochissimi minuti si consumano l’uscita e il ritorno on stage per i bis, un trittico d’effetto di brani dell’epoca Oasis: Little by little, The importance of being idle e Don’t look back in anger, altro momento fortemente toccante. Sarò un’inguaribile romantica, ma a certi pezzi di storia, proprio non si può restare indifferenti.
Lungi da me fare paragoni inutili con i Beady Eye (anche se lascio a chiunque abbia visto entrambe le esibizioni trarre le proprie conclusioni), ma è innegabile che lo show italiano di Noel e dei suo High Flying Birds sia stato un enorme successo, un banco di prova per dimostrare al mondo intero che il secondogenito di casa Gallagher ha talento da vendere e che non importa chi sta sul palco con lui. Ma dirigendomi verso l’uscita un dubbio mi attanaglia: quando avrà all’attivo abbastanza tracce da smettere di includere pezzi degli Oasis nella propria setlist, quanti degli spettatori paganti di stasera continueranno ad acquistare biglietti per i suoi concerti?
Setlist
(It’s good) To be free
Mucky fingers
Everybody’s on the run
Dream on
If I had a gun
The good rebel
The death of you and me
Freaky teeth
Wonderwall
Supersonic
(I wanna live in a dream in my) Record machine
AKA…What a life!
Talk tonight
Soldier boys and Jesus freaks
AKA…Broken arrow
Half the world away
(Stranded on) The wrong beach
Encore
Little by little
The importance of being idle
Don’t look back in anger
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