Colya
54 e Non Sentirli
(Cd, Music Valley Records)
rock
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I Colya sono fuori dal tempo. Non musicalmente parlando, seppure il loro 54 e Non Sentirli affonda le radici nei primi anni ’90. Ma invece per una idea di band e di comunità di musicisti che sembrava passata direttamente nel dimenticatoio.
I Colya, infatti, sono in primo luogo una Band, che (con)vive in un casale dell’appenino tosco-emiliano, una specie di “comune” che ospita amici, artisti e musicisti per un continuo scambio/flusso di idee, musicali e non solo.
Ma veniamo alle canzoni. I Colya suonano un rock diretto, senza troppi fronzoli ma non per questo perdendo il gusto degli arrangiamenti, anzi.
Il loro tentativo, riuscito, è quello di mettere insieme la “tradizione” rock alternative italiana (Afterhours, Marlene Kuntz) col grunge dei primi anni ’90 e con due delle band anglosassoni più amate da noi, Muse e Placebo.
Nonostante le righe sopra suonino un po’ come una specie di doppio salto mortale carpiato, il risultato è esaltante. Seppure i Colya non riescono a farci completamente dimenticare i loro punti di riferimento, arrivano però dritti al cuore, all’anima e alle budella dell’ascoltatore con una dozzina di canzoni ben scritte e ben suonate, in grado di soddisfare sia chi sta più attento ai testi, sia chi invece preferisce perdersi negli assalti sonori e nelle cavalcate rock.
Naturali, ruvidi, mai troppo cattivi, intelligenti e preparati: i Colya non sono dei geni, ma una band robusta che sa come fare un buon disco rock. Mica poco. O no?
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