Cleo T.
And Then I Saw a Million Skies Ahead
(Motor Entertainment)
art pop, elettronica
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https://youtu.be/E6oLZivalzE
Tutti noi conserviamo con cura il disco o la canzone della nostra vita ma ora è tempo di mettere da parte quello giusto per passare oltre.
Non c’è da spaventarsi perché la musicista di origini francesi Cleo T. ha trovato il modo giusto per rendere questo passaggio dolce e gustoso.
Il nuovo album And Then I Saw a Million Skies Ahead è composto da undici brani assai eterogenei, un caleidoscopio art pop in cui ballo, pittura, strumenti analogici e arti visive si mescolano e seducono l’ascoltatore, trasportandolo in un’esperienza artistica e sensoriale a 360 gradi.
Per riuscire nella sua seconda opera musicale, la cantautrice parigina ha deciso di stabilirsi a Berlino nel vivace quartiere di Prenzlauerberg, dove ha ingaggiato un produttore eccellente, il romano Ed Cianfanelli (in arte Rodion). Berlinese adottivo ormai da tempo e amante, come Cleo T., del classico quanto del clubbing più moderno, Rodion è diventato sin da subito il partner perfetto, inserendosi in piena sintonia con le tradizioni musicali più sedimentate e suoni più freschi della capitale tedesca.
Cleo T. è il folletto, la fata evanescente cresciuta tra ninna nanne neorealiste e il cinema italiano, affascinata da Fellini. Mette nello sala di registrazione un armamentario quasi etnico, con piano, arpa, violoncello, violino, chitarra tango, mandolino, banjo e altri (a)tipici strumenti a disposizione – tra gli altri – del musicista palestinese Adnan Joubran e dall’argentino Tomas Gubitsch.
Album a dir poco poliglotta, And Then I Saw a Million Skies Ahead spazia tra generi e idiomi con brani come African Queen, Magic All Around oppure Amore Vai in italiano e Des Orages au Fond des Yeux in francese.
Ma il linguaggio di Cleo T. è unico e trasversale, funzionale comunque a comunicarci le sue ansie: la paura di non poter più amare ripristina una fisicità altrove impercettibile per condurci verso l’epilogo.
L’album ha in sé un significato terapeutico, poiché sembra che l’artista voglia raccontare che tutto sia un sogno e il labirinto in cui crediamo di esserci persi abbia in realtà una via di fuga. Tutto suona come un vecchio disco graffiato e le parole tentano di ridestarci dal limbo prima che sia troppo tardi.
Lo spettacolo ha lo scopo di costruire un ponte tra l’approccio concettuale al mondo dell’arte e l’immediatezza emotiva della musica pop. La performance è ideale per essere eseguita in gallerie d’arte selezionate, musei e altre istituzioni artistiche ma anche in nightclub e spazi più tradizionali.
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