Chris Cornell
Songbook
(Cd, Universal)
rock, grunge, pop
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Dire Chris Cornell equivale a materializzare in un colpo solo alcune delle più belle realtà del panorama rock americano: Soundgarden, Temple Of The Dog, Audioslave. Questi i nomi che, unitamente all’esperienza solista, ritroviamo in questo riuscitissimo Songbook, live album acustico che ci riconsegna finalmente un Cornell brillante e concreto, riscattando il quasi imbarazzante Scream, sventurata collaborazione con Timbaland (2009).
Non è forse un caso che questo disco, dal sapore di fondo così intimamente nineties, arrivi successivamente alla fortunosa reunion dei Soundgarden, quasi a voler riunificare e dare sostanza presente a un passato artistico indubbiamente illustre, ma per certi versi un po’ arrugginito. Questa considerazione è ancor più vera se si prendono contemporaneamente in considerazione tre stili compositivi differenti come i Soundgarden, veri archetipi del grunge, gli Audioslave, così largamente influenzati dal chitarrismo funky di Tom Morello, e il Cornell solista, dalle radici ben piantate in quella che è la tradizione cantautorale rock americana.
La scaletta di Songbook è infatti un vero e proprio best of di 16 brani, fra cui citiamo, random, Call Me A Dog, Can’t Change Me, Fell On Black Days, Like A Stone, e la doverosa hit Black Hole Sun. Non contento di questa sfilza di successi, il nuovamente lungo crinito Chris vi aggiunge anche un bell’inedito, The Keeper, e due cover, Thank You dei Led Zep e Imagine di Lennon.
Avrete quindi capito che ci troviamo di fronte a un’uscita dall’elevatissimo peso specifico, capace di passeggiare in lungo e in largo in una carriera artistica con pochi eguali.
I brani provengono da varie serate del tour primaverile del cantante, formando un quadro d’insieme ineccepibile, il cui minimalismo acustico non fa che porre in risalto le qualità tecniche e interpretative di Cornell, da sempre una delle voci più potenti e influenti del bacino grunge di Seattle, che la prova del tempo ha certamente scalfito, in termini di pulizia e brillantezza, ma contemporaneamente affinato come esperienza e mestiere.
Gli arrangiamenti appaiono generalmente fluidi e immediati, senza forzature o stravolgimenti, anche se è chiaro che le strutture di partenza si adattino differentemente a questa nuova veste, avvolgendo in maniera più naturale i brani marchiati Soundgarden e Cornell solista, rispetto ad Audioslave e Ground Zero, dal già citato Scream.
Solo voce e chitarra, dunque, un lusso che davvero pochi si possono concedere, ma che nelle mani di un Chris Cornell raramente così ispirato e coinvolgente, dirigono magistralmente verso la sua audience un flusso costante di feeling positivi, trasformandosi nel corredo essenziale e sufficiente alla miglior resa possibile di questo Songbook, di certo tra i buy or die fondamentali di questo fine 2011.
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