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Celeb Car Crash: Ambush!

Suonano americani, nel nome e negli intenti, pubblicano per un’etichetta tedesca, ma sono italianissimi. E fanno un rock vintage ma sempre molto attuale, a volte più hard, a volte più soft…per andare al di là delle solite etichette

Celeb Car Crash

Ambush!

(Cd, Antstreet Records)

alternative rock

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In rete il genere musicale dei Celeb Car Crash viene definito nei modi più disparati: hard rock, metal, alternative rock… Partendo dal presupposto che le etichette fanno più male che bene, il rischio nel loro caso è più che mai concreto: accostare la loro musica all’hard rock o al metal potrebbe tenere lontana una buona fetta di potenziale pubblico, che non si riconosce in tali correnti, ma di sicuro potrebbe farlo nel rock graffiante e potente di Ambush!, album di debutto del quartetto di Parma.

Ambush in inglese significa imboscata: un agguato mentale, a detta del gruppo, più nel concreto un ensemble di 12 canzoni più una cover di I’m the walrus dei Beatles (abbastanza fedele all’originale, in una bella versione più rockeggiante), tutte molto trascinanti. Il loro sound pesca a piene mani negli anni ’90 e nel grunge à la Stone Temple Pilots (senza necessariamente esserne una brutta copia), con qualche incursione più contemporanea stile Foo Fighters. Sebbene suonino simili a cose già sentite nell’ultimo glorioso decennio del secolo scorso, i Celeb Car Crash riescono comunque a essere molto personali e a non cadere nel cliché della mera imitazione, grazie anche alla capacità di giocare con il ritmo e variarlo all’interno di una stessa traccia, evitando così di annoiare e risultare prevedibili.

L’album di apre con un intro (Floating) soft ma già in qualche modo rivelatore del mood a venire che, come le acque di un fiume, si riversa in quell’esplosione di sonorità che è invece Dead poets society, non a caso scelta come primo singolo. Riff di chitarra potenti, una sezione ritmica esaltante e una voce sapientemente misurata accompagnano l’ascoltatore di brano in brano, tra momenti più orecchiabili (Jerk) ed altri più spinti (The Runaways), fino alla conclusione ad opera di Bushido (live in every breath), un falso lento degno della tradizione rock che si apre e si chiude nello stesso modo, come a voler dare un andamento circolare alla musica stessa e un senso di compiutezza all’album.

Cosa rende i Celeb Car Crash più meritevoli o più validi di altri in circolazione? Forse il fatto che quello che fanno lo sanno fare bene e con grande convinzione. E si sente. Il che per un album d’esordio non è niente male.

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Simona Fusetta
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