Necroart
The Suicidal Elite
(Cd, Officina Rock Records)
progressive black metal, prog-metal, death metal, symphonic black metal
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Davvero interessante questo nuovo The Sucidal Elite degli italiani (anche se non si direbbe) Necroart; la band infatti dimostra una netta attitudine al death-prog-black metal tipicamente nord europeo, precisamente a quel genere di musica che va molto come diffusione in Svezia e Finlandia.
L’originalità, molto apprezzabile, sta nell’assenza, azzeccatissima, del growl, che invece tutti i gruppi avvezzi al genere usano; la voce è comunque inquietante, con quella vena un po’ assatanata e sporca, ma non è mai un growl alla Amorphis per intenderci, anche se dal gruppo finlandese i Necroart hanno imparato parecchio, mettendo però anche del loro in quello che è un genere ormai consolidato.
All’album, infatti, in alcuni tratti viene data un’impronta folk, con l’uso (non massiccio) della fisarmonica (vedi la traccia 3) e di arie che ricordano molto ritmi folkeggianti; il tutto però senza snaturare la vera essenza dell’album, che vuole essere death e black (le origini dei Necroart non mentono a proposito, dal momento che, fino a qualche anno fa, erano un gruppo prettamente black metal), oltre che prog.
Le tre anime di The Suicidal Elite sono quindi sicuramente tre: la black, la death e la prog. Tutto questo si nota nella precisa fusione dei tre generi, che si compenetrano e si integrano a vicenda; le chitarre hanno infatti una componente ritmica profondamente black e death metal, così come le vocalità ed i cori; batteria e tastiere invece si attestano più sul versante prog, per i continui cambi di velocità, che non è mai eccessiva ma nemmeno assente.
Non mancano poi, come da copione, riferimenti alla musica classica (ad esempio nella traccia 4, l’unica in cui è usato l’italiano, considerato che il resto dei testi è tutto in inglese), dal momento che nell’album sono inseriti gradevolissimi intermezzi acustici di pianoforte e violino, a cui poi si aggiungono dirompenti le chitarre.
Il tocco di pennello prog è presente in pressoché tutti i pezzi, anche con effetti sonori che creano un’atmosfera molto particolare; da tenere a mente l’ultima traccia, molto teatrale ed operistica, in cui i riferimenti pinkfloydiani sono notevoli.
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