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Carlton Melton: Always Even

Dalla California, il nuovo viaggio oltre la ionosfera dei Carlton Melton. Always Even è un disco che non sta attaccato alla terra ma spazia, gironzola e rimbalza in un lattiginoso cosmo tutto da scoprire, tutto da trattare con cura e amore “altro”.

Carlton Melton

Always Even

(Agitated Records)

psichedelia

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Carlton-Melton-Always-EvenCi sono epoche in cui il ritorno, il déjà vù che riattacca le proprie radici è quasi d’obbligo, ma c’è anche chi le proprie memorie le recide per volare alto in chissà quale altro sistema solare, o volendo, interstellare che sia; il quartetto californiano dei Carlton Melton, dopo il bellissimo Photos of Photos, ancora è rimasto in quelle orbite a girovagare tra gassosi interludi e lampanti suites immacolate, e Always Even – il loro nuovo trip sonoro – non fa altro che replicare – maestosamente – questo angolo smussato creativo che si fa avventura tra caos e ipnosi, onirico e schizzi lunaire del quale la band ne trae linfa vitale per strepitare ad oltranza.

Psichedelia a iosa e quella omeopatia d’ascolto che si fa strada dalla prima all’ultima traccia, quella quiete tensioattiva che, succhiando vitalità aliena da certi Hawkwind e un qualcosa da Spacemen 3, gira, rigira, e ancora gira in una continua fusion per vecchi e nuovi freaks in frenesia di “sballo sensoriale”, e c’è da giurarci che mettendo la testa qui dentro di panacea “alcaloide” se ne trova a tonnellate; cinque traccianti di notevole atmosfera spacey, musica per organi caldi e fredde sperimentazioni, suoni e melodie che se ascoltate con un loud straviziosamente oltre il consentito, garantiscono un ricambio interiore e un viatico senza biglietto, senza obliterare niente di niente, si “parte” e via.

Rich Millman chitarre/sintetizzatori, Andy Duvall chitarre/batterie, John Mcbain echoplex e Clint Golden basso, ovvero i Carlton Melton, registrano il disco all’interno della cupola geodetica del Geodesic Dome Studios, viaggiano verso l’oscurità della luce e già sono piccoli oggetto di culto per rocknauti di nuova generazione, generazione che tra pazzia pubblica e sovrabbondanza di neuroni da sfruttare scelgono la neo/psichedelica come fonte di conoscenza; uno scatto in avanti originale che nelle pastorali Oldfieldiane Slow wake, le arcadie galattiche Spiderwebs e più in giù verso le smerigliate rumoristiche di The splurge trova una bella conciliazione di luoghi non convenzionali a far festa, una gran festa senza gravità terrestre.

 

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Max Sannella
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