Calibro 35
Traditori di Tutti
(CD, Record Kicks)
funk, rock, jazz
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Atmosfere cariche di tensione, groove, sonorità ricercate: sono questi gli elementi che fanno di Traditori di tutti, il quarto album della band milanese Calibro 35, un capolavoro. Il gruppo deve il nome della loro opera all’omonimo romanzo di Giorgio Scerbanenco, celebre autore italiano di romanzi gialli, romanzi a cui si ispira gran parte dell’album.
Ascoltandolo si viene catapultati all’interno di un film poliziesco, ed il fatto che abbiamo a che fare con musica strumentale non crea alcun problema: viene spontaneo immaginarsi le scene come se le vedessimo con gli occhi del protagonista, senza alcun bisogno di parole.
Prologue è il brano introduttivo, che ci trasporta immediatamente nel mood, con organi distorti e suoni psichedelici. Segue Giulia Mon Amour, con cui la band presenta la sua vena più funky, il ritmo è veloce e stare fermi non è un’ impresa facile; è forte l’influenza delle colonne sonore della Blaxploitation (genere televisivo degli anni ’70: il nome è un gioco di parole tra “black” ed “exploitation”, difatti gli attori erano principalmente afroamericani).
Stainless Steel parte con un intro energico, ma il resto della canzone non è da meno: qui si raggiungono le sonorità più rock, in particolare grazie a bassi pesantemente distorti ed un finale caotico, omaggio al rock psichedelico.
La quarta traccia, One Hundred Guest, ricorda quasi un tango di Astor Piazzolla, ma in versione funky; questa è una delle loro sperimentazioni più interessanti, e l’effetto è una canzone dall’atmosfera nostalgica.
Può lo stesso riff di sole quattro note durare per tutta una canzone? Sì, e Mescaline 6 ne è la prova, addirittura verso metà pezzo se ne aggiunge un altro uguale, ma di velocità diversa, creando bizzarri incastri ritmici che non mancheranno di stupire l’ascoltatore; la ripetitività è usata come mezzo espressivo e il risultato è sorprendente.
The Butcher’s Bride ha la struttura di un blues, ed è protagonista una voce femminile che imita un coito a tempo con la musica; questo è sicuramente il momento più ironico.
Vendetta inizia con un riff di organo, su cui entra la batteria in una maniera che toglie il fiato; in questa traccia e nella successiva, You, Filthy Bastards! è il groove a farla da padrone.
Il nono brano, Traitors, si presenta come un continuo crescendo: si parte da un semplice riff di chitarra per aumentare di intensità con l’entrata della batteria e successivamente di un accompagnamento di stampo orchestrale, che ci condurrà a un ritornello prorompente.
I Calibro 35 hanno voluto chiudere l’album con tre tracce tra le più sperimentali: l’impressione che si ha ascoltando Two Pills in the pocket è di smarrimento, infatti un inizio malinconico ci porta a un ritornello completamente dissonante e che continua a cambiare tonalità, togliendoci il terreno da sotto i piedi. Miss Livia Ussaro porta avanti l’atmosfera “buia” della canzone precedente, come un lungo bridge per giungere ad Annoying Repetitions, traccia finale dell’album. In quest’ultima, come ci suggerisce il titolo, regnano la ripetitività e la ciclicità: l’effetto è quasi ipnotico, il senso di smarrimento aumenta, per farci concludere l’ascolto con il fiato sospeso.
Non capita spesso di mantenere al massimo la concentrazione per dodici tracce strumentali, tuttavia questo è quello che sicuramente succede quando ci si imbatte in Traditori di Tutti. È un album che merita sotto ogni aspetto, è versatile e unirà sicuramente gli ammiratori di svariati generi, che non potranno fare a meno di aspettare con ansia il prossimo lavoro dei Calibro 35.
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