Blonde Redhead
3 O’ Clock
(Ponderosa)
indie
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25 anni, non sentirli e continuare ad innovarsi: è la parabola dei Blonde Redhead, combo che non ha certo bisogno di presentazioni ai lettori di RockShock.
Dopo le dissonanze noise degli esordi, la svolta dreamy e il passaggio all’elettronica, 3 O’ Clock segna il passaggio a una nuova fase dei Blonde Redhead, proprio come le 3 sono l’ora in cui comunemente si passa al pomeriggio, o la notte comincia a lasciare spazio all’ormai imminente alba, o – meglio ancora – in Giappone si prende il tè.
La scorsa estate li avevamo visti in azione con la riproposta di Misery is a Butterfly con tanto di quartetto d’archi. E c’era già chi sentiva puzza di bruciato, di stantio e di avvicinarsi alla fine dell’estro di una delle band più creative degli ultimi 5 lustri.
E invece…
E invece i Blonde Redhead con 3 O’ Clock lasciano sì definitivamente nel cassetto il noise degli esordi, ma prendono tutto il resto per (con)fonderlo in una nuova avventura sonora. Le 4 tracce dell’EP, infatti, uniscono in maniera organica elettronica e archi, atmosfere sognanti e magia compositiva.
Il microfono è equamente diviso tra Kazu Marino (i due brani d’apertura) e Amedeo Pace, con performance vocali che vanno dal memorabile per la prima all’ordinario per il secondo.
3 O’ Clock ha solo un difetto: finisce troppo presto, termina dopo 20 minuti, giusto quanto ci serve per entrare in uno stato REM che viene invece bruscamente interrotto dall’assenza di musica. Se questo è il futuro prossimo dei Blonde Redhead… non possiamo che stare tranquilli, la creatività del terzetto è ancora viva e vegeta. E ad altissimi livelli.
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