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Bianco: Storia Del Futuro

Storia Del Futuro è un album molto gradevole da ascoltare; un disco che poteva essere una capolavoro oppure un grande successo pop radiofonico. Bianco non sceglie nè una strada nè l’altra, rimanendo indeciso in una comoda via di mezzo

Bianco

Storia Del Futuro

(Cd, INRI)

indie, rock d’autore

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Bianco- Storia Del FuturoNegli ultimi anni si è visto un proliferare di cantautori italiani: c’è chi ha ripreso la tradizione di storici artisti come Rino Gaetano e Fabrizio De Andrè (anche se con risultati alquanto blandi) e chi invece ha presentato uno stile più personale e contaminato.

Bianco che non è un solo artista, ma un collettivo (infatti in questo album suonano e partecipano artisti del calibro di Gionata Mirai del Teatro Degli Orrori e Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione), come specifica nel comunicato stampa il cantautore Alberto Bianco, è più vicino a coloro che hanno provato a presentare uno stile più personale.

In questo secondo lavoro Storia Del Futuro, troviamo brani accattivanti alternati ad altri più ovvi e meno ispirati.

Si parte con La Notte Dei Conigli, brano che suona come un Battisti in salsa Bluvertigo e presenta un testo interessante.

Subito dopo Storia Del Futuro si rivela come uno dei brani più piacevoli caratterizzato da ritmiche pop rock.

La Solitudine Perchè C’è è il primo estratto da questo lavoro; orecchiabile quanto basta, potrebbe funzionare bene anche sui network radiofonici.

Atmosfere più minimali per Scorie, brano non immediato ma decisamente la punta di diamante di questo lavoro.

Decisamente più scontata Il Bosco Dell’Amore che lascia presto spazio a La Strada Tra La Terra E Il Sole, brano bellissimo di oltre 6 minuti che mi ricorda ancora una volta il Battisti degli albori. E’ in brani come questi che Bianco da il meglio di sè.

Mi Piace Come Ridi Tu strizza un po’ troppo l’occhio al pop rock adolescenziale di facile presa radiofonica.

Più complessa Morto, dove Bianco si rivela novello Manuel Agnelli sia come arrangiamenti che come testi.

Purtroppo Fulminato ci riporta alla realtà di quest’album che alterna momenti di alto spessore a episodi di facil-pop.

Pianoforte e poesia risaltano un’altra volta le doti cantautoriali e compositive in Jpg che accompagna alla chiusura con le spiazzanti sonorità western di Quasi Vivo e della seguente ghost track.

Un album molto gradevole da ascoltare; un disco che poteva essere una capolavoro oppure un grande successo pop radiofonico. Bianco non sceglie nè una strada nè l’altra, rimanendo indeciso in una comoda via di mezzo.

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Fabio Busi
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