Berlin Rom Express 2023
Alva Noto, Monolake, Electric Indigo, Nazanin Noori
Roma, Villa Massimo, Accademia Tedesca, 8 settembre 2023
live report
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L’estate lo sa. L’estate non può finire senza la consueta abbuffata di clicks and cuts. Non può spegnersi senza un po’ di trance indotta da musica ambient che sembra infinita. Non può andarsene senza un’orgia di beats che scuotono il corpo dalle sue fondamenta. L’estate lo sa: prima di lasciarci ci deve regalare una calda serata pronta a diventare bollente sulle note di Berlin Rom Express, l’annuale chiamata a raccolta degli appassionati di musica elettronica dura e pura fortemente voluta da Carsten Nicolai (aka Alva Noto) e dall’Accademia Tedesca.
E i giardini di Villa Massimo – che ci accolgono generosamente per questo appuntamento imprenscindibile – sono come una bella donna che ti lascia estasiato dal suo fascino e sa come rivelarti un dettaglio in più ogni volta che la incontri, in una spirale di bellezza e in una sorta di affabulazione di cui non ne abbiamo mai abbastanza.
Così come non ne abbiamo mai abbastanza della musica, di certa musica.
Monolake (live set)
Robert Henke è stato il grande protagonista della serata. Per l’occasione rispolvera il suo moniker / progetto Monolake. E lo fa alla grande. Giusto per fare un po’ di storia, il progetto Monolake è nato a metà degli anni ’90 ad opera di Henke e di Gerhard Behles, dove il secondo era il professore del primo, studente di ingegneria del suono per il cinema. Ma Behles se ne andò all’inizio degli anni 2000 per dirigere Ableton, la società di software musicale fondata da entrambi i produttori nel 1999, lasciando Henke da solo e/o con occasionali altri collaboratori (per inciso, Henke continua anche e soprattutto a fare il programmatore per Ableton).
Stasera Monolake affianca al suo laptop un po’ di chincaglierie, alcune di sua realizzazione, con cui ci delizia con una brain dance con intro e outro ambient, linee di synth di altri tempi, battiti di derivazione IDM e una narrazione visual spettacolare, affidata all’ottimo Benjamin Sugar. Brividi veri regalatici da un gigante dell’elettronica capace di sperimentare senza mai disturbare, di deliziarci scuotendoci le viscere e allo stesso tempo di farci viaggiare con la mente. In una parola: monumentale.
Electric Indigo (live set)
Robert Henke è anche il fondatore e proprietario dell’etichetta discografica Imbalance Computer Music, che ha in scuderia Electric Indigo, attivista-femminista austriaca di stanza a Berlino (come tutti gli artisti nel programma della serata), ex commessa di negozio di dischi, spesso e volentieri DJ di techno durissima. Stasera invece divide il suo set in tre parti: una lunga suite di ambient con infezioni noise, ripresa anche in chiusura, e un intermezzo in cui rispolvera le sue attitudini da dancefloor andando a ricostruire / rimaneggiare / ricampionare / remixare Tour de France e Numbers dei Kraftwerk più un brano che non ho riconosciuto ma che suonava a-la Sleeparchive. Per farci scuotere (più che ballare) lascia da parte il suo set di sintetizzatori modulari per armeggiare con Ableton (guarda caso!) e un suo controller.
Nazanin Noori (live set)
La persiana berlinese d’adozione Nazanin Noori (نازنین نوری) s’è presa l’onore e l’onore di aprire la serata. Il suo è un approccio squisitamente interdisciplinare e la sua musica, di stretta matrice ambient, è una sorta di infinita, quasi immobile, colonna sonora per una narrazione fatta di parole ancora non scritte, probabilmente drammatiche; con la sua musica cerca disperatamente di costruire (anche) uno spazio tridimensionale.
A proposito di spazio tridimensionale. Alcune parole le devo spendere per l’impianto audio della serata, realizzato in quadrifonia e in grado di trasformare un semplice concerto in una vera e propria esperienza. Applausi in piedi a chi lo ha messo su.
Alva Noto (Dj Set)
Alva Noto non ha bisogno di presentazioni e dei sui Dj set basati su loop realizzati in diretta con solo ausilio di un iPad pro ne ho parlato già (anche) qui. Stasera, da vera e propria star della serata, lascia che per il suo set il volume si alzi ancora un po’. Dopo un inizio in cui si autocita con un labirinto di frammenti di suoi brani, ben presto si lascia andare a una techno muscolare e mano a mano sempre più ipertrofica, in cui spesso e volentieri prende 3 elementi diversi e li fa diventare altro. Giusto per fare un esempio: le ritmiche di un brano, un dettaglio di un altro e un frammento di una voce gospel, il tutto mescolato, messo in loop, manipolato e ricostruito in diretta. Semplicemente… pazzesco! (Ma noi fan della prima ora abbiamo già in agenda la data del 19 ottobre, quando uscirà HYbr:ID II, parte delle uscite discografiche che mettono in mostra l’anima più sperimentale del nostro).
Conclusioni
Pur seguendo l’happening di musica elettronica dell’Accademia Tedesca da tantissimi anni, da quando aveva un altro nome e una parzialmente diversa direzione artistica, ancora oggi mi chiedo quale santo ci ha mandato tanta grazia.
Anche la musica elettronica ha cicli, corsi e ricorsi storici e l’oggi, ottimamente rappresentato dagli artisti in line-up, suona sì con le schegge di silicio delle attrezzature digitali, ma anche e soprattutto andando a recuperare ed attualizzare le infinite possibilità offerte dall’esplorazione dei synth modulari, lasciando da parte (o quasi) glith e rumorismi digitali a vantaggio di suoni che arrivano direttamente dagli anni ’70.
Sia come sia, ancora una volta: grazie, Accademia Tedesca. Al prossimo anno.
HYbr:ID II
20,78 €Vlsi
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