Baron Bane
Lpto
(Cd, Despotz Records)
elettronica, dreampop, gothic
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La Svezia solitamente fornisce deliziosi progetti indietronici che deliziano soprattutto i palati più fini con sonorità di non facile ascolto.
Anche il collettivo Baron Bane, dedito alla musica ed alle arti visive, si schiera in questo territorio, anche se di delizia in Lpto non se ne trova tanta.
Le atmosfere sono quelle tanto care a Fever Ray ma con un piglio indie rock maggiore.
Dopo la strumentale Reconstruction che regala 5 minuti abbondanti di atmosfere cosmiche, cambia registro Love.Cure.All, brano introdotto dai synth che poi si rivelerà essere impreziosito da batterie e chitarre rock che lo renderanno molto affine a certe produzioni dei primi Cardigans.
Orchids, primo singolo estratto dall’album, si trova in bilico fra i Lamb e qualsivoglia produzione di indie elettronica, risultando abbastanza piatto, così come abbastanza trascurabile è Echoes che potrebbe meglio descriversi come una rivisitazione in chiave synthpop anni ’80 dei Garbage.
Più affine ad atmosfere dreampop è invece Sordid Eyes seguita da My Slow World, un brano di soft elettronica che si scatena nel ritornello con un rock alla Evanescence che però lascia scontenti sia gli appassionati di elettronica che quelli di rock.
Stessa attitudine dream per Midthing che dopo quasi 7 minuti lascia spazio all’anonimo rock di Transience.
Your Words si avvicina a territori da Cafè Del Mar quali quelli percorsi da Afterlife o Mandalay, ma senza la necessaria quiete trasmessa; il brano è abbastanza cupo con derivazioni di gothic.
In chiusura troviamo il brano migliore dell’album: And The Flare Will Spark è un gradevole poprock senza pretese con una chiusura simil-progressiva abbastanza interessante.
Dalle premesse mi aspettavo molto di più da questo album dei Baron Bane; Lpto è un album che non aggiunge nulla in più a tutto quello che si sente ormai in ambito di indietronica, se non il farci cadere in uno stato di noia.
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