AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

Bang Bang Vegas: Party Animals

Party Animals, album di esordio dei Bang Bang Vegas, è un misto di hard-rock e blues con qualche venatura country estremamente ben calibrato e piacevole da ascoltare

Bang Bang Vegas

Party Animals

hard rock, blues

_______________

 

Bang Bang Vegas- Party AnimalsVi piace il rock blueseggiante? Ecco Party Animals, l’album d’esordio dei Bang Bang Vegas.

Loro si descrivono come tre ragazzi uniti dalla passione per il rock, il blues e la California.

E infatti il loro primo E.P., uscito nel 2013 proprio nell’anno della loro formazione, si intitolava L.A. Times.

Da allora sono cresciuti al suono di chitarra, basso e batteria nel circuito underground milanese, riuscendo a ritagliarsi uno spicchio di notevole interesse tra inediti e cover dei mostri sacri del rock dei Sessanta e Settanta.

Da dove nasce Party Animals?

“Abbiamo semplicemente voluto fare un disco di festa, di sensazioni, di libertà, di una vita dove il bisogno primario è quello di divertirsi come se fossimo in uno stato animale, selvaggio”.

Ma, precisano, “senza troppo leggere tra le righe”.

Si parte con la title-track, un brano dal ritmo ammaliante, proprio come la successiva Lights Out! (Flash! Dance!), costruita con originalità intorno a un riff di chitarra elettrica semplice ma estremamente efficace.

In Single e nel primo estratto, Sweetest Crime, ritrovo ancora questa aspirazione alla non banalità che si sintetizza in degli arrangiamenti ricercati nella giusta misura, senza essere timidi e senza esagerare.

Ci sono anche influenze di un certo glam-rock che a chi scrive non dispiacciono, oltre a chorus interessanti.

I Don’t Mind ha un’apertura quasi country che sfocia subito in un mood molto west-coast su cui si potrebbe addirittura ballare.

But You’re 17 riporta per un soffio il sound al buon vecchio rock mentre I Wanna Be Rich, che chiude, lo fa con il sapore di una ballad acustica di quelle on the road, ed è forse il pezzo più carino in assoluto.

E così, in un battito di ciglia (il che potrebbe anche essere un merito) il cerchio già si chiude. E dico già perché, nel complesso, il suono di questi ragazzi non è male per niente. Magari qualche traccia in più avrebbe reso il lavoro più tondo, ma di sicuro è meglio utilizzare solo sette brani piuttosto che dei riempitivi.

Nel complesso rimane la sensazione che manchi qualcosa. Forse il pezzo che spacca. Forse altro. Non lo so.

I propositi sono ottimi, la materia prima buona, e io sono fiducioso per il loro futuro.

 

Gli ultimi articoli di AGab

Condivi sui social network: