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AU: Both Lights

Inquiete, oblique, non riconciliate, ma anche pacificate, consolanti, catartiche. Si illuminano di accecante bellezza queste Both Lights, terza prova del duo di Portland tornato a vibrare di energia e vita come mai in passato

AU

Both Lights

(Cd, The Leaf Label)

folk, jazz, rock, experimental

[starreview tpl=16]

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AU- Both LightsNon si fa a tempo ad appoggiare le cuffie sulle orecchie che l’avvio lisergico, monumentale e progressive di Epic (i latini avrebbero detto nomen omen…) colpisce a freddo come una scheggia impazzita. Quattro minuti densi ed incandescenti come lava, capaci di scaraventarci in una remota dimensione spazio-temporale avvolti da un’esplosione di luci, suoni e colori.

Così si apre Both Lights, il nuovo – catartico – lavoro degli AU (si pronuncia ai-iù), duo di Portland nato dalla collaborazione tra l’eclettismo compositivo e musicale di Luke Wyland, songwriter alle prese anche con tastiere, campionature, chitarre e altre bizzarrie, e la batteria selvaggia di Dana Valatka. Un avvio reso ancora più bello, se possibile, dalle dieci tracce seguenti (in particolare Get Alive, Crazy Idol), quando è la voce oscura e materica dello stesso Wyland, contrappuntata negli episodi citati da quella solare e impalpabile di Holland Andrews, cantante anch’essa originaria di Portland, ad impossessarsi con autorevolezza della scena in un crescendo emozionale di trionfali struggimenti.

Ci sono voluti quasi due anni per riempire di vita, sogni e desideri il terzo album del combo americano, ma alla fine i brani nati inizialmente come semplici improvvisazioni, intuizioni da sviluppare, idee alle quali dare cuore, anima e gambe per prendere il largo, hanno visto finalmente la luce, sorrette anche da una complessa e affascinante struttura sonora la quale, oltre alle vigorose percussioni di Valatka e al succitato armamentario musicale proposto da Wyland, vede la presenza del sassofono di Colin man-machine Stetson (soprattutto tra le note concitate di Solid Gold, primo singolo estratto dall’album, nel quale si possono ritrovare anche echi e riverberi d’Africa), nonché delle calde melodie della voce sussurrante di Sara Winchester (su Old Friend, brano scritto in origine proprio per lei).

Una esplosiva miscela di rock, folk, free jazz, odio, amore, dolore e desiderio; tutto questo è Both Lights, un inarrestabile flusso emotivo tracciato lungo un crinale sottilissimo che separa il peccato dalla redenzione, il paradiso dall’inferno; uno straordinario e contagioso inno alla vita in grado di restituire un benessere quasi fisico e corporale; un disco facile da amare, difficilissimo per chiunque smettere di ascoltare.

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Ivan Masciovecchio
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