Ash
The Best Of Ash
(Cd, Rhino)
alternative rock, punk rock
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Non hanno sicuramente bisogno di presentazioni gli Ash; attivi da ormai un ventennio, ritornano in questo 2011 con un best of dei loro migliori successi.
La particolarità di questa raccolta è che le tracce sono state inserite rigorosamente in ordine cronologico.
Si parte subito forte con le sonorità del loro primo album ufficiale 1977, il lavoro degli Ash che ha ottenuto più successo e che venne inserito oltre che nelle playlist del 1996 fra i migliori album, anche nel libro dei 1001 album da ascoltare prima di morire.
Primo estratto è Girl From Mars, brano eccellente caratterizzato da un’atmosfera britpop unita all’energia del punk rock commerciale che spopolò a metà anni ’90. Più tirata e affine ai Green Day è Kung Fu che lascia spazio in fretta a due pezzi da ’90 della produzione della band di Tim Wheeler: Goldfinger e Oh Yeah.
E’ poi il turno della trascinante A Life Less Ordinary tratta dalla soundtrack del film omonimo con Ewan McGregor e Cameron Diaz.
Tralasciato il deludente album Nu-Clear Sounds, si passa direttamente al 2001, anno di uscita di Free All Angels, dal quale sono tratti ben 4 brani; il primo di questi è Shining Light, motivetto orecchiabile in stile britpop anni ’90. A seguire l’energia di Burn Baby Burn e Walking Barefoot, un altro brano caratterizzato da ritmica notevole e forte appeal.
Dopo la ballad poprock Sometimes si passa all’album Meltdown con uno dei brani più cattivi dell’intera produzione degli Ash: in Clones il suono si incattivisce e diventa quello tipico nu-metal, con una grinta nel cantare molto affine a certe produzioni di Billy Corgan o dei Placebo.
Dallo stesso album sono tratte anche la cavalcata quasi garage Orpheus e la ballad Starcrossed.
Sempre forti della grinta degli esordi, persa forse solamente nel loro secondo album, ecco due brani tratti dal quinto lavoro in studio: You Can’t Have It All e la lunghissima e omonima all’album Twilight Of The Innocents, uno dei brani più belli scritti dagli Ash.
Return Of White Rabbit, un brano che sembra quasi pescato dal repertorio degli Arctic Monkeys e Arcadia, molto più affine ai Killers, entrambi tratti da Singles A-M (Volume 1), portano alla chiusura con l’ottima Jack Names The Planets, traccia estratta dal primo mini album datato 1994 intitolato Trailer, qui presente in una versione rimasterizzata del 2011.
Questo “best of” valorizza in pieno il percorso artistico di un’ottima band inglese che è riuscita nel corso degli anni a mantenere solida la formazione, evento inusuale oggigiorno quando gli abbandoni di membri delle band sono ormai all’ordine del giorno.
Indispensabile per chi non conosceva gli Ash ma comunque un buon prodotto anche per chi vuole condensare in un unico album la produzione della band.
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