Artemio
Cento uomini
(Cd, FIL 1933)
rock
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Dopo un paio di EP autoprodotti (di cui l’ultimo, Statico Dinamico, era già passato tra queste mani) i milanesi Artemio hanno finalmente concretizzato il progetto al quale avevano dato vita nel 2010, devoto a sonorità alternative rock anni ’90. Con Cento uomini dimostrano di aver imparato la lezione impartita dall’ultimo decennio del ventesimo secolo, fatta di rock in bilico tra glam, hard rock e grunge.
Dopo un intro strumentale, l’album si apre con la title track: un pezzo rock dove le chitarre – ça va sans dire – la fanno da padrona, ma nel quale la voce si perde, così come le parole, in un mixaggio che va a discapito della sezione ritmica. Pian piano il suono migliora e la band può continuare il suo omaggio al passato con brani più glam (Virus carnale) e altri dove il rock viene spinto ai limiti (Dentro, Ora e ieri) toccando derive grunge (Qui (non c’è), forse più nell’intenzione del cantato).
Il finale ci regala un paio di canzoni davvero interessanti: Elise e Colpevole, primo singolo estratto. In Elise i tempi si dilatano, così come le chitarre; sebbene verso la metà tenda a ricadere nello schema già consolidato nelle tracce precedenti, è una dimostrazione della capacità di questa band di muoversi anche in un contesto diverso. Lo stesso dicasi per Colpevole, dove è preponderante la personalità degli Artemio, qualità sulla quale dovrebbero puntare in futuro per dimostrare che il rock targato XXI secolo non è solo un mero rimpasto di quanto ci è già stato proposto.
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