Anelli Soli
Malomodo
(CD, Seahorse Recordings)
space rock
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“Un disco che ci doveva essere e c’è stato; un disco che non ci doveva essere, ma c’è stato lo stesso; non ci doveva essere e infatti non c’è mai stato. Non è un disco”. E menomale che i fratelli Anello (Marco e Luca) sono i primi a riconoscere che il loro ultimo lavoro Malomodo non somiglia affatto a un disco o a qualsiasi altro prodotto musicale. Si fanno chiamare Anelli Soli, e forse un motivo ci sarà. Una maniera irriverente di cantare, facendo letteralmente il verso alla scena alternative italiana: testi oltre la soglia del comprensibile, sconnessi e disordinati, forse perché immersi in uno straripante flusso di coscienza joyciano. Tant’è.
Malomodo si apre con Youppi du per bambole (Oh Papà), un titolo che è tutto un programma: ricordi d’infanzia rivisitati in chiave ironica e demenziale; segue Santaresa, violenta come la storia raccontata nei suoi versi, nobilitata da un’inaspettata chiusura lenta e languida. Nell’irriverente Ina Ina i due fratelli Anello sbeffeggiano i luoghi comuni con giochi di parole davvero arguti, anche se a volte volgari: senza dubbio la traccia migliore dell’intero album. Vagobendaggio è un pezzo lento, dove quasi si raggiunge una dimensione introspettiva, soprattutto nel particolarissimo bridge che conduce fino alla chiusura; la stessa atmosfera si presenta in La classica scena in cui muoio, brano che si concede fin troppa libertà linguistica e ricorda i pezzi più soft dei Verdena. Non colpisce Come Ernesto l’ombra, Acine mod è delirante, apprezzabile la parte strumentale di Canzone per persone buone, più ricercata e complessa di quanto fin qui proposto. Il cane stanco è un altro pezzo incomprensibile, Il mio piede segue una logica interessante pur nella sua assurdità; Viaggio intorno al suo cranio è onirica, ha qualcosa di metafisico. In chiusura, un montage televisivo alla Blob molto originale.
Delirare, dire parolacce, imitare l’alternative rock italiano: tre ingredienti che non portano molto lontano. Anni luce lontani dai Fast Animals And Slow Kids, che si sono dimostrati di gran lunga superiori in complessità compositiva e in liriche sensate: per essere provocatori, caustici e taglienti, basta l’ironia, non serve sprofondare nell’abisso della volgarità. In malo modo.
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