Andrea Appino
Il Testamento
(Cd, La Tempesta)
alternative rock
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Andrea Appino lo si conosce come membro fondatore dei Zen Circus, ha prodotto Criminal Jokers e Fast Animals and Slow Kids, ha collaborato con Nada, Linea 77, Il Cane, Nu Bohemiens, Marina Rei e preso parte al progetto Il Paese è Reale degli Afterhours. L’ultimo disco dei Zen Circus ha coinvolto Giorgio Canali, i Ministri e Il Pan del Diavolo. Curriculum eccellente, un nome sulla bocca di molti.
Ora Appino dà alle stampe questo lavoro solista, Il Testamento, suo progetto parallelo, che propone 14 brani scritti di suo pugno per raccontare attraverso la musica se stesso, le sue angosce e una parte travagliata della sua vita e della sua famiglia.
L’opera viene introdotta dal violino di Rodrigo D’Erasmo (Afterhours) che apre Il Testamento, canzone caricata da una corposa batteria e rinforzata da una calorosa atmosfera rock, pur raccontando la scelta di Mario Monicelli di lanciarsi dal decimo piano divorato da un male che è riuscito ad abbatterlo solo dopo una vita in cui è stato ben contento di pagare le scelte che ha fatto liberamente.
Parte benissimo anche Che il Lupo Cattivo Vegli Su di Te, una gran bella ninna nanna dark tiratissima su un mostro che custodisce i bambini mentre la città è il vero lupo cattivo della storia. Introduzione accattivante e di effetto, ritmo sostenuto, ritornello però non convincente. Si prosegue con un’altra filastrocca-rock, Passaporto, meno impetuosa ma con un finale in crescendo. In Fuoco invece Andrea Appino ci ricorda che “il Tempo delle Mele se ne è andato da un pezzo” e che l’amore non è tutto ma anche quello che ci circonda deve sostenerlo per non trascinare tutto nell’inerzia.
La collaborazione con Giulio Favero si avverte sui solchi dell’album, abbiamo brani potenti, vedi Lo Specchio dell’Anima travolgente con i suoi disturbi noise che non può non ricordare i Marlene Kuntz, o Questone d’Orario e Solo gli Stronzi Muoiono che restano a metà tra i BluVertigo e il Teatro degli Orrori, in cui infatti a questo album collabora Franz Valente.
Schizofrenia è il brano punk rock più vicino agli Zen Circus che intavola arpeggio e fischio western e poi abbatte tutto in distorsione cantando il conflitto amore/odio con noi stessi. A questi brani trascinanti di fervido alternative rock, si alternano alcune composizioni più riflessive dominate da una chitarra acustica, alcuni apprezzabili come Godi (adesso che puoi) e La Festa della Liberazione, non una canzone partigiana, ma fotografie della vita familiare come rami che si allontanano dalle radici di un albero.
Ci sono buone canzoni, la voce non l’ho mai apprezzata molto, non fosse per quella oserei acclamare Andrea Appino come nuovo Manuel Agnelli, ma in questo mood rockantautorale è il suo marchio di fabbrica. Il brano che riavvolgo sempre volentieri è Fiume Padre, forse cadenzato, semplice e banale, ma è una di quelle canzoni che ti frullano a palla nella testa senza poterci fare, e meno male, niente. Nel complesso, un bel lavoro, bei suoni, un songwriting da migliorare che ci restituisce un altro talento di questa generazione alternative uscita fuori in questi anni. Credo proprio che Appino ci riserverà ancora delle gradite sorprese.
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