All Time Low
Don’t Panic
(Cd, Hopeless Records)
pop-punk
Gli All Time Low sono l’ennesima band pop-punk amatissima dagli studenti dei college americani. I quattro ragazzi di Baltimora si formano nel 2003 sulla scia di gruppi come Blink 182, Green Day e Sum 41 solo per citarne alcuni. Si tratta della solita band dal discutibilissimo valore, pompata a dismisura dai media (Mtv in primis). Don’t Panic è il titolo del loro nuovo album (il quinto per la precisione), ed è un ritorno alle origini: gli All Time Low hanno deciso infatti di chiudere con la Interscope che aveva prodotto l’ultimo album, per tornare con l’etichetta indipendente Hopeless che gli aveva già prodotto tutti gli altri dischi.
Ben inferiori a tutte le punk band già citate, la musica degli All Time Low non è nient’altro che punk commerciale con ritornelli sentiti e risentiti già un milione di volte.
La mano della produzione è evidente in Backseat Serenade, dove vengono usati nastri al contrario (tecnica vecchia di 50 anni fa) e qualche timido effetto elettronico in If These Sheets Were States e The Irony Of Choking On A Lifesaver (peraltro inseriti senza alcun criterio).
Di più, Somewhere In Neverland è la classica canzone che sicuramente troverebbe molto spazio nelle radio di un college americano.
La missione di non rendere le tracce simili l’una all’altra è fallita in pieno: a parte quei piccoli trucchi del mestiere, che tra l’altro non cambiano di una virgola la sostanza, il disco è un concentrato di banalità e scontatezza. La produzione prova ad elevare il livello dell’album (che già di per sé è molto basso) ma al contrario contribuisce solo ad affossarlo definitivamente. Don’t Panic è un album dove non c’è nulla di salvabile.
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