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Alice in Chains: The Devil Put Dinosaurs Here

Tornano gli Alice in Chains, indimenticati capofila del grunge. The Devil Put Dinosaurs Here di certo non è un'operazione commerciale, semmai un lavoro malinconico e introspettivo, influenzato dalla realtà attuale

Alice in Chains

The Devil Put Dinosaurs Here

 (Cd, Virgin Capitol)

alternative, grunge

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Forse mi ero aspettato troppo dagli Alice in Chains; d’altronde il ritorno di vecchi lupi come Soundgarden e Deftones era stato talmente formidabile… insomma, lo devo ammettere: The Devil Put Dinosaurs Here, mi ha un po’ deluso. Intendiamoci, Cantrel e soci ci sanno fare e il risultato finale è più che accettabile seppur povero di quelle genialità alle quali ci avevano abituato.

I ricordi di Dirt e Jar of flies sembrano definitivamente sepolti con il compianto Layne Staley. I sostenitori della Band affermano che si tratta di un buon lavoro sebbene non immediato, di quelli che entrano in circolo lentamente… non so, vedremo, per il momento non mi entusiasma troppo.

Se avessero dimezzato la durata dei pezzi probabilmente il disco ci avrebbe guadagnato; il voler stirare composizioni, spesso buie e quasi blues, ne ha fatto perdere d’impatto e aggiunto solo noia.

The Devil Put Dinosaurs Here di certo non è un’operazione commerciale, semmai un lavoro malinconico e introspettivo, influenzato dalla realtà attuale.”No problem with faith… just fear” canta William DuVall, nel track che dà nome al disco, facendo riferimento all’integralismo religioso di destra che avanza sullo sfondo della gran depressione.

La creatività di Cantrel, da sempre il cervello della band, affiora nei riff di Pretty done, Voices e soprattutto Stone; i pezzi migliori di un album che comunque costa digerire. Forse, dopotutto, bisogna fare caso agli irriducibili sostenitori degli Alice in Chains e lasciare che The Devil Put Dinosaurs Here faccia effetto poco a poco, ascolto dopo ascolto.

 

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Luca Della Casa
Luca Della Casa

Fin da piccolo volevo fare il parrucchiere per cani poi però, per ragioni di salute, mi sono dedicato alla pornografia messicana che è la più sordida e squallida del pianeta.
Un uomo e un perchè. Brutto ma buono con un forte odore di zolfo. A floating Brain.

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