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Albedo: Il Male

Il primo disco del quartetto milanese Albedo è un concept album che mescola melodie sognanti e brani rock incalzanti

Albedo

Il Male

(Cd, Autoproduzione)

rock

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Quattro milanesi indipendenti vanno al Transeuropa di Torino a registrare il loro primo lavoro. Lo fanno per conto proprio, senza nessuna etichetta a supportarli, ebbri della voglia di realizzare un prodotto assolutamente naturale, sano, senza influenze e cambi stilistici dettati dalle esigenze commerciali, visto che con l’Ep registrato con la EMI le cose non sono andate proprio come ci si aspettava.

Gli Albedo cantano l’Italia di chi deve arrivare a fine mese bombardato dalla TV delle apparenze e dalla facce furbe e finte, dai rapporti personali sempre distaccati umanamente fino alle giornate ripetitive e inconcludenti. E’ un paese segnato dalle speranze che ogni giorno vengono accantonate, impegni e sogni rimandati, lasciandosi andare alla fine arresi dall’evidenza che nulla può cambiare in meglio.

Ogni traccia de Il Male è un atto di accusa verso la nostra società malata attraverso le suggestioni sonore fatte di atmosfere dense di riff smaglianti, trascinati da un rock melodico che ipnotizza con un’intensità emotiva struggente. La prima traccia Da Quando Sono Serio ha un inizio poco amabile con la sua strofa morbida ma poi si riprende con un ritornello accattivante e delle chitarre che irrompono rendendo il pezzo acido. Il secondo pezzo Esistono Ancora i Pescatori sembra decisamente delicato, romantico, ma a due terzi il ritmo cambia con un recitato che stravolge la canzone.

Da Per Spargere il Sale in poi i brani migliorano di qualità attraverso ruvidezze, tempi cadenzati, riff esplosivi e incalzanti che trasmettono una certa ambizione nell’esposizione di questo concept album. Sognanti i brani a metà disco, dove L’importanza di Chiamarsi per Nome viene legato al brano successivo Cemento e Gelosia da un filo sonoro armonioso. Insomma, liriche emozionali intrise di velata tristezza che si alternano a brani più vibranti, ma sempre intrisi di una velata tristezza.

Le canzoni risultano semplificate nella forma musicale, affondando nella parte centrale del brano il colpo con chitarre che passano dall’essere appena accennate a sviolinate decise che sterzano in sonorità pur non rovinando l’atmosfera cristallina, dando prova di un’identità precisa. Se da una parte non si nota molta sperimentazione e virtuosismo, dall’altra bisogna apprezzare la stabilità dei brani scolpiti in una limpidezza dei suoni che mettono a nudo la veste espressiva della band.

Niente urla di disperazione e protesta: alla fine del disco c’è anche la consapevolezza che nonostante tutto questo Male si può benissimo rimanere fieri sulla barricata riuscendo a sopportare questo malessere, tirando avanti per poter mantenere viva la propria unicità. Gli Albedo hanno fatto un lavoro maturo e intenso, a cui auguriamo un degno produttore per il loro futuro.

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Luca Paisiello
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