The Afghan Whigs
In Spades
(SubPop)
rock
_______________
Seconda fatica dopo la reunion del 2013, che fu accompagnata da Do To The Beast, e ottavo album della loro carriera, In Spades cerca di abbattere il confine tra gli Afghan Whigs e i Twilight Singers, due delle magnifiche creature di Greg Dulli.
Anche stavolta Dulli mette in scena i suoi incubi e i suoi demoni, approfittando di una maggior consapevolezza ritmica rispetto al passato, senza paura di usare i violoncelli, ormai definitivamente sdoganati e a volte timidamente affacciati verso il ruolo di protagonisti. Ma non preoccupatevi. Ci sono tante, tantissime chitarre, belle ruggenti.
Gli Afghan Whigs di In Spades riescono a produrre raffinate melodie con disarmante facilità, farcendole di ritmo e di rabbia disperata, seppure più mitigata rispetto al passato (la rabbia, non la disperazione).
In Spades è un ottimo album, ben scritto, ben suonato e che non stanca. Arriva a un soffio dal diventare un nuovo classico della discografia degli Afghan Whigs, ma pur senza esserlo è un disco che lascia pienamente soddisfatti.
Gli ultimi articoli di Massimo Garofalo
- Lust For Youth & Croatian Amor: recensione di All Worlds - March 7th, 2025
- Mogwai: recensione di The Bad Fire - January 25th, 2025
- Stefania Rosati: recensione di L'essenza - January 18th, 2025
- A Place To Bury Strangers: recensione di Synthesizer - January 13th, 2025
- Lambrini Girls: recensione di Who Let The Dogs Out - January 11th, 2025