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A Rainy Day In Bergen

I A Rainy Day In Bergen riescono a far venire in mente qualche classica band progressive senza mai farcene sentire il peso, possono giocare con la wave senza mai apparire parossistici, ma soprattutto si sentono piacevolmente in dovere di cullarci in un turbinio di cambi di stati emotivi

A Rainy Day In Bergen

s/t

(Cd, AF Music)

wave, prog

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A Rainy Day In BergenA Rainy Day In Bergen: sai che novità. Bergen è la seconda città della Norvegia e anche la più piovosa del Paese. Dai “nostri” è considerata una specie di alter ego di Salerno, città natale dei A Rainy Day In Bergen, appunto, che dopo tre Ep e un po’ di attività con un’altra ragione sociale, arrivano all’album d’esordio.

A Rainy Day In Bergen è un bell’album, con qualche “ma”.

Difficilissimo da catalogare, è fatto da un cantato anni ’80, da chiare influenze wave, ma anche da arrangiamenti con un bel gusto per il rock progressivo. A livello di sound spiccano per assenza le chitarre: A Rainy Day In Bergen ha un sound basato su piano, electronics, basso, voce e batteria.

Il gioco dei salernitani è, di volta in volta, quasi far affezionare l’ascoltatore a una struttura sonora, salvo poi destrutturarla / distruggerla / stravolgerla. Premesso che il disco è per molti versi davvero pregevole, mai scontato, curatissimo e meticoloso, è proprio la loro voglia di scardinare gli schemi che dopo qualche ascolto mostra la corda in quanto… schema a sua volta.

Poco male, comunque, dato che A Rainy Day In Bergen è un album ricco di contenuti ed emozioni e il “come” la band ci sia arrivata sarà probabilmente materia per i più smaliziati o per criticoni rompitasche come chi chi vi scrive.

Quello che conta è che i A Rainy Day In Bergen riescono a far venire in mente qualche classica band progressive senza mai farcene sentire il peso, possono giocare (soprattutto a livello vocale) con la wave senza mai apparire parossistici, ma soprattutto si sentono piacevolmente in dovere di cullarci in un turbinio di cambi di stati emotivi e in qualche sogno ad occhi aperti. Sarebbe un peccato perderseli.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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