3chevedonoilrE
Un Uomo Per Bene
(La Zona)
canzone d’autore, rock, wave
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L’influenza che Rino Gaetano, un po’ come la risacca, sta mostrando di aver seminato nel panorama musicale italiano, è evidente quanto un giubbotto catarifrangente sulla strada di notte. È un’onda lunga che per un certo periodo si è alimentata con i revival, i tributi, le raccolte postume, il ricordo agiografico.
È solo negli ultimi anni che la figura di Rino è stata promossa ad un grado superiore della scala della considerazione; finalmente Rino Gaetano si è meritato il distintivo di punto di riferimento stilistico, appuntato sul vestito (d’amianto) proprio in mezzo tra quello dell’icona e quella del cantante morto troppo presto in un incidente.
Ma c’è un’altra icona che da qualche tempo sembra tornata in auge (e detto tra noi non me lo riesco a spiegare), assurta a riferimento (più o meno esplicito, ché ancora c’è un po’ di imbarazzo nel dichiararlo apertamente) per giovani band che vogliono coniugare ironia, suoni post-punk/wave, cantato in italiano, temi sociali, testi un po’ incazzati (ma poco poco, eh!), certe tecniche vocali appariscenti ed un po’ barocche e frontman che aspirano al ruolo di leader carismatico: i Litfiba.
In questo Un Uomo Per Bene dei romani 3chevedonoilrE c’è tutta la loquacità di Rino Gaetano (Per Arrivare A 6), i suoi sorrisi amari (Non Voglio Avere Figli), le sue metafore (Sacra Immagine), la sua aria scanzonata (Hanno Arrestato Simona) e qualche struttura compositiva che ricorda le filastrocche che lo resero famoso ed inflazionato in tutti i falò d’Italia. Il tutto è riveduto e corretto, modernizzato, attualizzato, dal suono a gli argomenti.
Nella maggior parte delle canzoni c’è quella vena melodica (specie nelle linee vocali) che ricorda il Battisti più scanzonato, anche se non raggiunge quell’estremo che caratterizza, per esempio, le produzioni di Bugo, anche se il solco è quello.
E poi, dicevamo, i Litfiba e Pelù saltano fuori come uno schizzo d’acqua in faccia all’improvviso nei vibrati della voce, nell’utilizzo della gola e del diaframma, nei cambi repentini di colore nei cantati. Non è solo la tecnica vocale a ricordare i fiorentini, soprattutto la loro produzione più wave: in brani come Dario o Nella Mia Testa Gira Un Tassì o ancora in Enzo ed un altro paio di brani, ma non vi voglio rovinare il giochino di scoprirli da soli, ci trovate dentro un pizzico di riferimenti al loro stile musicale.
Giochino, dicevo. Allora facciamolo un gioco: ascoltate il disco e postate nei commenti quali brani vi ricordano pezzettini (piccoli, s’intende) di Linea D’Ombra, Il Mistero Di Giulia, Cane, Resta, La Preda, Amigo. Vi dico solo che se mi dicessero che il solo di chitarra di Largo Al Giovane fosse stato suonato da Renzulli non mi meraviglierei affatto!
Questo gioco dei riferimenti, però, serve più che altro a farvi capire cosa aspettarvi dal punto di vista sonoro. Certo non vuol dire che i 3chevedonoilrE non abbiano personalità. Ne hanno tanta invece, come pure tante cose hanno da dire e tanti sono gli argomenti di cui parlano. Un Uomo Per Bene è pieno zeppo di parole, spunti sonori interessantissimi e perizia tecnica. Il gruppo romano sa come si scrive una canzone e ne da prova diverse volte durante il corso della tracklist.
Ci sono canzoni che preferirete più di altre, certo, ma non ci sono canzoni più brutte di altre in questo disco. I brani sono tutti divertenti ed orecchiabili e nonostante i testi siano lunghi, verbosi, colmi di frasi, di concetti, di racconti, sono comunque di quelli che si canticchiano al primo colpo. Energia e teatralità sono il loro marchio di fabbrica, unitamente ad un occhio sempre puntato verso le piccole disgrazie di tutti i giorni che ci rendono ridicoli e divertenti tanto quanto miserabili. Sia che vogliate un’ora di divertimento e spensieratezza, sia che abbiate voglia di quel cantautorato all’italiana che vi faccia riflettere e spuntare un sorriso amaro in bocca, questo disco (e questa band, se vi capiterà di incontrarli dal vivo) saprà darvi entrambi i piani di lettura, entrambe le facce della loro medaglia.
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