15 minutes of shame
Scrambled eggs
(Autoproduzione)
rock, punk
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Il titolo che i 15 minutes of shame, quattro ragazzi poco più che ventenni, hanno scelto per il loro debut album non potrebbe essere più azzeccato: come le uova strapazzate (Scrambled eggs), partono da pochi e semplici ingredienti di base per dargli forma diversa, riuscendo sempre a comporre un piatto (pardon, un pezzo) della tradizione, una specie di classico che non passa mai di moda.
E questo lavoro in studio, che segue una demo autoprodotta e una serie di concerti che li hanno portati ad aprire per Nobraino, Marta sui tubi e Le luci della centrale elettrica, vuole essere un disco fresco, volto alla ricerca di un suono multiforme, mai uguale a se stesso. Ed ecco infatti il rock uscire preponderante da Nature reawakens in spring, il punk rivisitato concretizzarsi in Crazy fight of corianders e Scrambled eggs e lo ska scanzonato scandire il tempo in 15 minutes of shame o Michael. Il trait d’union di questi generi e la caratteristica della band è un tocco vintage, che sporca un po’ i suoni e la voce, dando al tutto un tocco più personale.
I 15 minutes of shame sono giovani e mancano – ovviamente – di esperienza e forse di un po’ di mordente, ma di certo hanno ben chiaro sia da dove vengono, sia dove vogliono andare. Il ché, di questi tempi, non è male come punto di partenza.
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