Raster-Noton’s Electric Campfire 2015
Roma, 11 settembre, Accademia di Cultura Tedesca, Villa Massimo
live report
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Con circa 100 dischi pubblicati, la Raster-Noton è l’etichetta-faro della musica elettronica. O almeno quella più schiva ai compromessi e alle ruffianerie che (ahìnoi) stanno inflazionando il genere.
Per la Raster-Noton di Byetone e Alva Noto “musica elettronica” significa bit & beats a tutto tondo, senza limitazioni: techno, minimal, glitch, experimental e chi più ne ha più ne metta, ambient compresa.
Come l’ambient proposta dalla russa Dasha Rush, nuovo arrivo in scuderia e che ha suscitato veri e propri clamori tra i tantissimi accorsi – come ogni anno – a Villa Massimo, sede dell’Accademia di Cultura Tedesca che da sempre ospita l’Electric Campfire (sulla cui storia e modalità non mi dilungherò nuovamente, rimandandovi ai report degli anni passati).
Dasha Rush, dicevamo. Russa di nascita, cittadina del mondo d’adozione, DJ, producer techno e padrona di una propria etichetta, è approdata da qualche mese in casa Raster, ben contenta di dare sfogo alle sue pulsioni ambient farcite da rumorismi vari, panning selvaggi e sempre tentata da battiti techno. La sua performance di stasera è stata impreziosita dai visual di Francesco Werner (aka Vjit). Vincendo la sorpresa iniziale di chi non la conosceva, Dasha ha trascinato Villa Massimo in un trip di 40 minuti in cui, senza alcuna interruzione, ha prodotto una vera e propria trance tentando – e in una buona parte riuscendoci – di dare una scossa a un genere altrimenti stantio.
Ma il pubblico dell’Electric Campfire, si sa, è affamato di BPM. E a questo ci pensa il veterano Kangding Ray che, senza esitazioni, fa capire sin da subito di che pasta è fatta la sua techno: beats ad alta frequenza, terrorismi rumoristici e gambe sempre in movimento. Un fuoriclasse.
La serata è iniziata con Jesse Osborne-Lanthier e Grisha Lichtenberg, entrambi poco incisivi, inframmezzati da un brano di Anne-James Chaton, vecchia conoscenza del festival e dedito a sperimentazioni linguistiche su basi techno.
Assente l’annunciato Byetone per non meglio specificati problemi tecnici, tocca ad Alva Noto concludere in bellezza la serata con un DJ-set al fulmicotone, naturale proseguo della musica di Kangding Ray e terminato con un omaggio ai Joy Division.
La confortevole e bellissima location, l’ospitalità dell’Accademia (che si traduce per il pubblico in un open-bar), l’unicità del tipo di manifestazione e la qualità artistica sempre proposta: tutto ciò rende l’Electric Campfire un evento prezioso a cui non vorremmo mai dover rinunciare.
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