Rædsel
Menetekel
(Fluttery Records)
post-rock, progressive, post-metal, space ambient
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A distanza di tre anni dall’EP d’esordio A Simple Act of Redirection, il quartetto post-rock tedesco Rædsel torna sulle scene con il suo primo full-length intitolato Menetekel, edito per l’etichetta Fluttery Records.
La band di Kassel, il cui nome deriva dalle scritture del filosofo danese Søren Kierkegaard, in questa nuova avventura discografica, raccoglie la sensibilità stilistica del progressive rock, il dinamismo impetuoso e percussivo del post metal, la psichedelia trance dello space rock e l’elettronica lounge-ambient di Brian Eno, mescolando il tutto in chiave sinfonica e rigorosamente strumentale (eccezion fatta per Treetop, brano da cui emerge un cantato litanico liturgico e ovattato in sottofondo), facendosi epitome di uno spartito, quello enciclopedico del post rock, ormai ampiamente codificato ed esplorato in lungo e in largo.
I Rædsel ci introducono in un viaggio evocativo, introspettivo, caleidoscopico, onirico e malinconico senza una vera e propria destinazione: un’esperienza extrasensoriale dalle suggestioni filmiche che, attraversando la quiete desolante di luoghi inafferrabili, studia il presente seguendo a ritroso le linee tratteggiate del passato, piombando in una dimensione di irrazionalismo esistenziale e tuffandosi nelle acque salvifiche di vecchie memorie sonore, al fine di fronteggiare la disperazione e la dannazione dei nostri tempi.
Le cinque tracce di Menetekel, della durata di poco più di mezz’ora, si arricchiscono progressivamente di armonie acustiche e chiaroscurali, cadenzate da un flusso ipnotico e ossessivo che scivola via tra distensioni ambientali e deflagrazioni chitarristiche, ritmiche dense e rotonde ed arpeggi geometrici e circolari, convogliando ogni elemento compositivo all’interno di un composto sonico delicato, orchestrale e dal taglio cinematografico, nel quale aderiscono e si intrecciano costellazioni elettroacustiche arabescate, rarefatte, liquide, argentee, prismatiche e luccicanti come cellophane.
Ogni canzone dell’album arriva ad iperbolizzarsi tramite stratificazioni intense ed eteree, rincorrendo certi bagliori elettrici di rimando Explosions In The Sky, Pink Floyd, When Waves Collide, Maserati e God Is An Astronaut: un contenitore dove scenografie, riflessi ed echi si ritraggono ed espandono nella loro incessante e imprevedibile ripetizione, tra note sature di delay dal forte impatto emozionale e dita che scorrono sulla tastiera della chitarra, avvicinandosi sempre di più al cuore armonico dell’opera e alternando colorazioni cangianti e suggestivi saliscendi umorali.
Menetekel è, dunque, un qualcosa di inafferrabile, misterico, mesmerico, crepuscolare, melodico e sfuggevole come il tempo, dove tutto appare così volutamente non messo a fuoco e sporcato da distorsioni dilatate: quella dei Rædsel è una creatura sonora che, nel suo fragile e precario equilibrio psichico, cerca di raggiungere una via di fuga dal mondo tangibile e dalla minaccia sconosciuta dei cattivi presagi, rinnovando quel conflitto simbiotico e dicotomico tra realtà e immaginazione.
Perché, fondamentalmente, a questo serve la musica post-rock: a lenire le ferite, a superare le delusioni creando nuovi e velleitari orizzonti, oppure semplicemente ad alleviare la stanchezza di una giornata storta.
https://www.facebook.com/raedsel/
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